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di FABIO CORAZZINA 22 set 2016 10:22

Lo spirito e la prassi di Assisi

Implorano pace le vittime delle guerre, che inquinano i popoli di odio e la Terra di armi; implorano pace i nostri fratelli e sorelle che vivono sotto la minaccia dei bombardamenti o sono costretti a lasciare casa e a migrare verso l’ignoto. L'editoriale di don Fabio Corazzina sul numero di 35 di Voce

Sono passati 30 anni dal primo incontro delle religioni per la pace ad Assisi, cerchiamone lo spirito e scegliamo le prassi conseguenti da agire come fraternità cristiana e umana.

Assisi 1986. Erano gli ultimi anni della guerra fredda che preludevano alla caduta del muro di Berlino e Giovanni Paolo II disse in quella occasione: “Il trovarsi insieme di tanti capi religiosi per pregare è di per sé un invito oggi al mondo a diventare consapevole che esiste un’altra dimensione della pace e un altro modo di promuoverla, che non è il risultato di negoziati, di compromessi politici o di mercanteggiamenti economici. Ma il risultato della preghiera, che, pur nella diversità di religioni, esprime una relazione con un potere supremo che sorpassa le nostre capacità umane da sole”.

Assisi 1993. Erano i tristi giorni della guerra in Bosnia Erzegovina. Nel 1995 il Trattato di Dayton a fatica decretò una pace ancora troppo prona alle logiche di divisione etnica. Giovanni Paolo II disse: “Cristo ci chiama a non lasciarci vincere dal male, ma a vincere con il bene il male (cf. Rm 12, 21), a costruire una civiltà in cui regni supremo l’amore, e che ponga in primo piano il rispetto dell’‘altro’. È mai possibile privare un uomo del diritto alla vita e alla sicurezza, privare una donna del diritto alla sua integrità e alla sua dignità, privare un bambino del diritto a un tetto che lo ripari e del diritto a nutrirsi perché egli non è uno di noi, perché è l’‘altro’? ‘Noi’, ‘loro’, non siamo forse tutti figli di un solo Dio?”.

Assisi 2002. Erano i terribili giorni del dopo attentato alle Twin Towers dell’11 settembre seguiti dalla guerra preventiva al terrorismo di Al Qaeda. Giovanni Paolo II disse: “... ho posto l’accento su due ‘pilastri’ sui quali poggia la pace: l’impegno per la giustizia e la disponibilità al perdono. È doveroso, pertanto, che le persone e le comunità religiose manifestino il più netto e radicale ripudio della violenza, di ogni violenza, a partire da quella che pretende di ammantarsi di religiosità, facendo addirittura appello al nome sacrosanto di Dio per offendere l’uomo. L’offesa dell’uomo è, in definitiva, offesa di Dio”.

Assisi 2011. Erano i giorni in cui Gheddafi invocava la guerra santa e il dissidente cinese Liu XiaoBao e l’economista Muhammad Yunus (microcredito) vincevano il Premio Nobel per la pace, dell’arresto per crimini contro l’umanità di Ratko Mladic e della fine ufficiale della guerra in Iraq e Benedetto XVI diceva: “Se una tipologia fondamentale di violenza viene oggi motivata religiosamente, ponendo con ciò le religioni di fronte alla questione circa la loro natura e costringendo tutti noi ad una purificazione, una seconda tipologia di violenza dall’aspetto multiforme ha una motivazione esattamente opposta: è la conseguenza dell’assenza di Dio, della sua negazione e della perdita di umanità che va di pari passo con ciò”.

Assisi 2016. Papa Francesco sottolinea “il dramma del ‘cuore inaridito’, dell’amore non ricambiato, un dramma che si rinnova nel Vangelo, quando alla sete di Gesù l’uomo risponde con l’aceto, che è vino andato a male. Implorano pace le vittime delle guerre, che inquinano i popoli di odio e la Terra di armi; implorano pace i nostri fratelli e sorelle che vivono sotto la minaccia dei bombardamenti o sono costretti a lasciare casa e a migrare verso l’ignoto, spogliati di ogni cosa. Hanno sete. Ma a loro viene spesso dato, come a Gesù, l’aceto amaro del rifiuto. Chi li ascolta? Chi si preoccupa di rispondere loro? Essi incontrano troppe volte il silenzio assordante dell’indifferenza, l’egoismo di chi è infastidito, la freddezza di chi spegne il loro grido di aiuto con la facilità con cui cambia un canale in televisione”.

FABIO CORAZZINA 22 set 2016 10:22