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Brescia
di ROSSELLA DE PERI 23 ott 2025 08:50

Ma, lei, come sta?

Federico telefona al papà Franco, come ogni sera. Un suo grande amico è gravemente ammalato e Federico sa che il papà in quella giornata sarebbe andato a fargli visita. “Allora, come hai trovato Sergio? Come sta?”, chiede Federico. “Mah, non aveva un bell’aspetto”, risponde Franco. “Cosa dicono i medici?”. “Mah, non so, non gliel’ho chiesto”. “E dalla Tac cos’è risultato?”. “Non lo so, non gliel’ho chiesto, ma non mi sembrava contento”. “Deve fare ancora la chemio?”. “Ma, non lo so, non gliel’ho chiesto, ma non mi sembrava contento”. Allora Federico sbotta: “Ma, allora non gli hai chiesto niente! Non si sa niente di preciso da te! Vai a trovarlo e ne sappiamo quanto prima!”. Franco reagisce: “Non gli chiedo niente degli esami fatti. Avrà già i suoi pensieri! Non l’ho visto contento. E basta”. Federico ha un approccio razionale alla malattia: si interessa degli esami, della terapia. Se facesse visita a Sergio sicuramente lo bombarderebbe con questo tipo di domande. Forse anche perché è più facile soffermarsi su questa conversazione che parlare dell’essenziale: come sta, come sta dentro, cosa sta vivendo. Chiedere degli esami è fermarsi alla superficie. A Franco invece non interessano esami e terapie: a lui interessa vedere l’amico, guardarlo in faccia e capire come sta; ciò che è importante per lui è l’aver capito che non è contento. Questa informazione va all’essenziale, a ciò che è davvero importante: come l’ammalato sta vivendo la malattia, come sta dentro, al di là del suo corpo.

E questa semplice diagnosi di Franco “Non è contento” è ciò su cui è importante soffermarsi. Franco non va dall’amico per fare un’indagine sulle condizioni del suo corpo. Non ci capirebbe neanche molto degli esiti. E neanche Sergio forse sarebbe attendibile. Probabilmente neanche lui vuole parlare di questo con l’amico e limitare così la conversazione su aspetti di cui purtroppo già sente parlare troppo, dato le sue frequenti visite mediche. Franco nel suo resoconto “non è contento” ha centrato il punto; è una rilevazione che guarda alla comunicazione non verbale: lo sguardo, la postura, il tono di voce, l’espressione del volto, i silenzi. È una comunicazione più semplice da cogliere, più immediata, più autentica e non serve una cultura. È difficile che questa comunicazione menta; quella verbale invece possiamo gestirla a piacimento: a parole possiamo mentire con facilità. La comunicazione non verbale è primordiale e tutti siamo esperti nel decifrarla, grazie all’intelligenza emotiva, che è altrettanto importante di quella cognitiva. Franco l’ha usata col suo amico e ha così capito come sta davvero.

ROSSELLA DE PERI 23 ott 2025 08:50