Memoria o nostalgia?

Ho letto con grande interesse un recentissimo articolo di Mauro Magatti il quale pone attenzione, riferendosi allo scenario globale attuale, a come i potenti rischino di esser prigionieri del passato e di come la “retrotopia” di Zygmunt Bauman, ossia “la tendenza a rifugiarsi in visioni idilliache del passato per sfuggire alle incertezze del presente”, sia una previsione forse non troppo lontana dalla realtà. Sforzandoci di contestualizzare ciò nelle nostre imprese, prese ogni giorno dal presidiare le numerose variabili in cui operano (inflazione, cambi, potere d’acquisto, dinamiche organizzative interne ed esterne, incertezze dei mercati, parametri di sostenibilità, big data, innovazione, ricerca e sviluppo etc…), porto l’osservazione sul piano del dualismo memoria-nostalgia del passato, rispetto cui emerge potentemente la necessità, talvolta urgenza, di innovare e cambiare, agendo una trasform-azione costante dell’impresa stessa.
Che si debba innovare e virare verso nuovi modelli organizzativi o d’impresa stessa, nuove forme di mercato o prodotto, nuove funzioni aziendali, etc… è qualcosa di cui tanto si parla ma il tema vero è, a mio avviso, quanto realmente si sia capaci di affrontare un cambiamento non rimanendo imprigionati in un passato che può potenzialmente ingabbiare se non se ne valorizza ed enfatizza la memoria ma, per contro, si scade nel notissimo refrain del “si è sempre fatto così”, espressione della nostalgia, della comfort zone da cui uscire chiede fatica. Cambiare non è semplice, ma innovare e trasformarsi è necessario per la sostenibilità e la durabilità dell’impresa; valorizzare il passato significa consolidare ciò che di buono si è fatto, innovandolo nell’oggi, in forme nuove e attuali, adoperandosi in una creatività imprenditoriale aperta al nuovo e sempre necessaria per mantenere lo sguardo alto, agganciato alla visione.
E fare memoria significa anche sempre tutelare e preservare il nostro purpose e i nostri valori imprenditoriali, i quali dicono chi è l’impresa e perché essa esiste, opera ed opererà nel futuro se saremo capaci di innovazione. La creatività, tipica espressione dell’umano anche nelle imprese, cammina di pari passo con l’innovazione e anche con l’entusiasmo del nuovo, che diventa strumento di trasformazione reale. È, poi, nel quotidiano, un tema di misura e gradualità del cambiamento perché tutto richiede tempi opportuni e dedicati. E se davvero tutto fosse sempre stato fatto allo stesso modo, come giustifichiamo allora l’esistenza, ancora oggi, di realtà imprenditoriali che hanno attraversato decenni o, addirittura, secoli?
