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di RAFFAELLA FALCO 19 feb 2025 14:13

Morire a 18 anni

“Quando c’è la salute, c’è tutto”. Lo dicono gli adulti e se lo augurano gli anziani. I giovani no. Non ne hanno bisogno, perché, in genere, fatta eccezione per i malanni di stagione, godono di una sorprendente vitalità. Ben attrezzati con un carburante di qualità, raramente rimangono a secco agli inizi del lungo viaggio della vita. A volte, però, succede. E non vorresti mai che capitasse a qualcuno della tua famiglia o dei tuoi amici. Perché il cosiddetto “dolore innocente” da sempre grida la sua rabbia e scaglia le sue frecce contro tutto e contro tutti. Anche contro Dio. Soprattutto se sei un bambino o un giovane malato o una mamma e un papà che perdono un figlio. È lecito farlo. Nella stessa Sacra Scrittura – Parola di Dio, appunto – trovano posto pianti e lamenti, persino imprecazioni contro un Dio che sembra divertirsi nel lasciar soffrire le sue creature. Addirittura Gesù non è estraneo a questo sentimento, se sulla croce fa sue le parole del salmo 22 che ben conosciamo, ma di cui, forse, ignoriamo la portata salvifica. Speculazioni teologiche a parte, esistono luminosi esempi di giovani alle prese con la malattia e la morte. Chiara Luce Badano (1971-1990) è una di loro. Educata ad una fede autentica, fin da piccola sceglie di amare Gesù soprattutto nei più poveri.

Buona, bella, intelligente e simpatica, a 17 anni, secondo anno del liceo classico, le viene diagnosticato uno dei tumori più aggressivi. Intervento, chemioterapia e poi il verdetto che non si vorrebbe mai sentire: “Non c’è più nulla da fare”. Le testimonianze di chi le è stato vicino raccontano di una Chiara che “chiacchiera volentieri, gioca, scherza. Non c’è odore di malattia, né di prossima morte” attorno a lei. Una Grazia a cui amici e familiari attingono, la forza necessaria per stare nel dolore e, con lei, accostarsi alla morte. Facile? Per nulla. È la mamma a raccontare che, quando Chiara comprende le poche speranze, rientrata a casa dall’ospedale, chiede di non porle domande. Non piange, non si ribella, né si dispera, ma “si chiude in un assorto silenzio di 25 interminabili minuti”. Esattamente 25 minuti contati, tanto hanno pesato su quella famiglia. Un tempo sacro che non si dimentica più. Lotta interiore? Buio? Resa? Passione? Un’esperienza di grazia che dà i suoi frutti, da subito: “Ora puoi parlare, mamma”, e sul volto torna il sorriso luminoso di sempre. Che non si cancellerà più. Chiara predispone tutto per il funerale, che chiama le sue nozze con Gesù. Chiede alla mamma di non piangere, perché “quando in cielo arriva una ragazza di diciotto anni, si fa festa!”. Chiara è stata proclamata beata il 25 settembre 2010.

RAFFAELLA FALCO 19 feb 2025 14:13

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