Non odiamo il boia, ma sapremo fermarlo
Jihad John, lo hanno battezzato i media. Ma il suo vero nome è Mohammed Emwazi
Per la prima volta appare a volto scoperto in un filmato in cui avverte: “Tornerò presto in Gran Bretagna con il Califfo” dove “continuerò a tagliare teste e ad uccidere i (kafir) miscredenti”.
Dare un volto alle persone è importantissimo. Perché i nostri sentimenti e le nostre emozioni passano soprattutto attraverso i lineamenti di un viso. Lo sguardo di un uomo, la linea della sua bocca, i tratti di uno zigomo possono suscitare amore, odio, simpatia o fastidio. Guardiamo e riguardiamo il volto di Jihad Jonh mentre scorre veloce nel frame del video e cerchiamo di catturargli l’anima, di afferrare il mistero che c’è dietro la vita di un ragazzo di 27 anni che ha deciso di immolarsi per la causa omicida del Califfo.
Più lo guardiamo più non riusciamo a provare odio. Quel volto incappucciato che si gira verso di noi per un centesimo di secondo, ci apre per la prima volta una soglia che vogliamo varcare. La vogliamo oltrepassare per capire, non per odiare. Per capire perché un giovane inglese, studente di informatica, ha deciso un giorno di mollare tutto e di imbracciare senza alcuna pietà la scure del boia e il kalashnikov del terrorista. Non c’è alcuna giustificazione logica o religiosa a quello che fa. Vedere il suo volto può forse aiutare a capire le ragioni di un odio per neutralizzarlo. Perché Jihad John è figlio della nostra Europa. E se per tutto questo tempo ha covato nel suo cuore un odio così forte da farlo diventare un boia, qualcosa di storto in questa Europa dei giovani deve essere successo. Capirlo nel profondo di un volto potrebbe essere una strada per sradicare alle origini una violenza che cova all’interno dei nostri popoli e minaccia la pace.