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di PAOLO FONTANA 21 mag 2025 15:33

Nuovo paradigma

La scelta del nome pontificale effettuata dal card. Prevost richiama Leone XIII e la storica enciclica “Rerum Novarum” (1891), che segnò l’inizio della dottrina sociale della Chiesa, nel pieno della prima rivoluzione industriale. Nello stesso periodo, negli Stati Uniti, lo Sherman Antitrust Act (1890) cercava di arginare i monopoli industriali per favorire la concorrenza. Due testi – uno etico, uno legislativo – che, a oltre 130 anni di distanza, ritornano oggi più che mai attuali. Le disuguaglianze e la concentrazione di potere economico raggiungono oggi livelli preoccupanti. I nuovi protagonisti sono i colossi finanziari e digitali: piattaforme che controllano dati, relazioni sociali e consumi, alterando la concorrenza e influenzando profondamente il comportamento collettivo.

A questo si sommano precarietà, frammentazione del lavoro, erosione delle tutele e indebolimento della rappresentanza. La disuguaglianza non è solo economica, ma condiziona la vita quotidiana di milioni di persone in ambiti come lavoro, salute e formazione. Come accadde alla fine dell’Ottocento, emerge oggi il bisogno di un nuovo paradigma. Servono risposte sistemiche e visioni lungimiranti, non slogan o populismi. L’intelligenza artificiale sta trasformando economia e lavoro: la giustizia sociale deve avanzare di pari passo. Non si tratta di difendere un passato idealizzato, ma di costruire un modello economico sostenibile anche umanamente. La concorrenza non sopravvive senza politiche capaci di regolamentare. Il lavoro non può essere solo un mezzo produttivo: è espressione della dignità umana.

Serve rilanciare l’etica economica e la cultura del lavoro. Mi auguro, pertanto, che il crescente richiamo alla “Rerum Novarum” – sempre più presente recentemente nel dibattito pubblico, anche sui mass media, ad opera di opinionisti, politici, economisti e uomini di cultura – non si esaurisca in una suggestione passeggera, ma diventi l’occasione per rilanciare, in chiave moderna, il modello di economia di mercato sociale e di libero mercato fondato sulla vera concorrenza e sul merito. Sarebbe un errore grave pensare che le disuguaglianze siano inevitabili o che il mercato, da solo, sappia autoregolarsi. La storia insegna che le distorsioni economiche e sociali possono essere corrette se ci sono la volontà e la visione politica. E oggi, più che mai, abbiamo bisogno di entrambe.

PAOLO FONTANA 21 mag 2025 15:33

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