Paolo VI, una riscoperta inattesa
La beatificazione di Montini ha innestato nella Chiesa un cammino di riscoperta di un pontefice a tratti dimenticato. Mori il 6 agosto 1978, festa della Trasfigurazione del Signore
Il primo è più grande sponsor di questa nuova lettura della figura di Paolo VI è proprio Francesco. Bergoglio ha manifestato a più riprese una sensibilità particolare per il magistero, la spiritualità e la capacità di penetrare la cultura contemporanea tipiche di Montini. Papa Francesco esprime un attaccamento e un affetto, oltre che un'affinità culturale, umana e spirituale, non di maniera per questo suo predecessore. Potremmo quasi dire, pur in uno stile comunicativo e personale completamente diverso, che Bergoglio è un papa montiniano, perché è un papa fortemente radicato nello spirito più autentico del Concilio Vaticano II. Il Concilio è infatti l'eredità e l'attualità più grande di papa Montini. Un evento che a 50 anni dalla chiusura deve ancora molto camminare anche nella Chiesa di oggi.
L'altro grande sponsor di Paolo VI in questo primo anno da beato è inaspettatamente il popolo di Dio. La gente che per anni é sembrata distante dalla sua figura non ha mancato, in questi mesi, di esprimere un inatteso attaccamento. A Brescia, diocesi di origine di Montini, l'anno montiniano è stato un pullulare e rincorrersi di iniziative, pellegrinaggi e espressioni di attenzione verso Paolo VI. Un processo stimolato dalla diocesi, ma fiorito nelle parrocchie, associazioni, istituzioni, tra le persone comuni. Non c'è stato giorno in questo anno in cui non vi sia stato un suo ricordo. Fede, preghiera, invocazione, soprattutto la voglia di capire la profondità del suo pensiero. Un segno per tutta la Chiesa perché la ricchezza della fede e della testimonianza cristiana di Paolo VI continua ancora a nutrire il nostro cammino nella storia.