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17 mar 2016 00:00

Patrimoni da vivere

Fenomeni da baraccone? Tradizioni desuete che indicano la superficialità di sovrastrutture che niente hanno a che fare con una fede adulta e pensata?

L’incontro con i luoghi, le tradizioni e la cultura dei popoli è sempre fonte di arricchimento. Non c’è dubbio che la Murcia possa colpire chi ha una sensibilità cristiana e suscitare alcune riflessioni anche sul proprio modo di vivere la fede sia a livello personale che comunitario. A una lettura superficiale le tradizioni legate alla Santissima e vera Croce di Caravaca, le processioni della Settimana Santa di Lorca e il corollario di manifestazioni sacre e profane che caratterizzano questa terra murciana potrebbero lasciare noi bresciani, abituati a una religiosità più sobria ed essenziale, stupiti e forse contrariati.

Fenomeni da baraccone? Tradizioni desuete che indicano la superficialità di sovrastrutture che niente hanno a che fare con una fede adulta e pensata? Riti che noi spesso associamo al sud Italia, che non ci appartengono nello stile e nei modi e da cui ci sentiamo lontani? Può darsi. A ben guardare gli elementi di questo miscuglio in Murcia sono tutti presenti, come pure sono presenti aspetti della fede che dicono riferimento alla comunità e alla popolarità che forse nemmeno noi abbiamo completamente dimenticato. Durante le giornate della Festa della santa Croce a Caravaca ad esempio, insieme a sfilate e corse del cavallo del vino, avviene la visita de “los infermos”: una processione intima della reliquia della Santa Croce che di casa in casa raggiunge gli anziani e gli ammalati. A Lorca invece, insieme alla magnificenza degli abiti e delle decorazioni delle confraternite, c’è un percorso didattico e ed educativo che fin dalla scuola materna trasmette ai piccoli il senso della “Semana Santa”, certo nei suoi contenuti religiosi, ma anche nel modo con cui il cristianesimo è divenuto cultura e tradizione di popolo in quella che un tempo era terra di confine col Regno arabo di Granada.

Colpisce anche come tutta l’arte figurativa (pittura, scultura, architettura), ma anche e soprattutto performativa (musica, il teatro) accompagni e traduca il sentimento religioso. È questo in fondo che rende vivo ancora un patrimonio di preziosi beni culturali che non sono nati per essere ammirati nei musei, ma vivono ancora oggi per esprimere la fede di una comunità. Segni e cose che non sono assenti nemmeno da noi. Certo, molto di questo a Brescia è andato perduto. Siamo stati capaci di rileggerlo solo in parte spesso in nome di novità senza grande spessore, ma qualche equilibrio si potrebbe ancora ristabilire. Chissà.
17 mar 2016 00:00