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05 ago 2015 00:00

Per giovani il servizio all'altare

Per papa Francesco, essere amici del Signore ci fa anche “muovere verso gli altri"

Un fiume in piena, nel bene e nel male. Sono questo i giovani, con la loro fame furiosa di felicità e di bellezza, di vita vera; una fame che non si scoraggia di fronte a mete alte, anzi le esige. Lo sa bene papa Francesco che, incontrando diecimila ministranti (chierichetti e chierichette) di 23 Paesi del mondo in piazza san Pietro per la recita dei vespri, ha ricordato che “la prossimità e familiarità con Gesù” nel servizio all’altare diventa anche occasione per “aprirsi agli altri” e “per scegliere mete impegnative e trovare le forze per raggiungerle”.

“È fonte di autentica gioia - ha aggiunto - riconoscersi piccoli e deboli ma sapere che, con l’aiuto di Gesù, possiamo essere rivestiti di forza e intraprendere un grande viaggio nella vita in sua compagnia”. A parlare così è lo stesso Pontefice che nel messaggio per la Gmg 2015 (29 marzo), aveva esortato i giovani ad avere “il coraggio di essere felici” scegliendo di percorrere una strada stretta, tortuosa, ripida ma, in definitiva, l’unica per la felicità. Altrimenti il rischio è quello di perdersi - e ne sono triste dimostrazione le cronache di questi giorni - nella cultura dell’effimero e dello sballo, in esperienze malate che tentano di colmare un disperato vuoto di senso, oppure in orridi atti di violenza.

E tornano in mente parole pronunciate da un altro Pontefice “innamorato” dei giovani, Giovanni Paolo II: “Volate ad alta quota” (a Czestochowa) o “Non abbiate paura di diventare santi” (a Santiago de Compostela).

Per papa Francesco, essere amici del Signore ci fa anche “muovere verso gli altri, rendendoci naturalmente missionari”. E questo è il suo secondo invito ai giovani: essere “ministranti e ministranti missionari”, inseriti nel tessuto della comunità ecclesiale e aperti a tutti per testimoniare la gioia, la libertà e la forza che nascono dalla fede. Un servizio, il loro, che è palestra di educazione alla fede e alla carità verso il prossimo ma anche, vorremmo aggiungere, palestra di bellezza, perché quando il gesto liturgico è epifania di Cristo, diventa, come sosteneva Paul Claudel, anche un immenso tesoro di bellezza. E la bellezza si leggeva pure nei volti sorridenti e luminosi dei ragazzi. Fede, carità, bellezza: tre cose che rompono gli schemi e accendono il cuore.
05 ago 2015 00:00