Per giovani il servizio all'altare
Per papa Francesco, essere amici del Signore ci fa anche “muovere verso gli altri"
“È fonte di autentica gioia - ha aggiunto - riconoscersi piccoli e deboli ma sapere che, con l’aiuto di Gesù, possiamo essere rivestiti di forza e intraprendere un grande viaggio nella vita in sua compagnia”. A parlare così è lo stesso Pontefice che nel messaggio per la Gmg 2015 (29 marzo), aveva esortato i giovani ad avere “il coraggio di essere felici” scegliendo di percorrere una strada stretta, tortuosa, ripida ma, in definitiva, l’unica per la felicità. Altrimenti il rischio è quello di perdersi - e ne sono triste dimostrazione le cronache di questi giorni - nella cultura dell’effimero e dello sballo, in esperienze malate che tentano di colmare un disperato vuoto di senso, oppure in orridi atti di violenza.
E tornano in mente parole pronunciate da un altro Pontefice “innamorato” dei giovani, Giovanni Paolo II: “Volate ad alta quota” (a Czestochowa) o “Non abbiate paura di diventare santi” (a Santiago de Compostela).
Per papa Francesco, essere amici del Signore ci fa anche “muovere verso gli altri, rendendoci naturalmente missionari”. E questo è il suo secondo invito ai giovani: essere “ministranti e ministranti missionari”, inseriti nel tessuto della comunità ecclesiale e aperti a tutti per testimoniare la gioia, la libertà e la forza che nascono dalla fede. Un servizio, il loro, che è palestra di educazione alla fede e alla carità verso il prossimo ma anche, vorremmo aggiungere, palestra di bellezza, perché quando il gesto liturgico è epifania di Cristo, diventa, come sosteneva Paul Claudel, anche un immenso tesoro di bellezza. E la bellezza si leggeva pure nei volti sorridenti e luminosi dei ragazzi. Fede, carità, bellezza: tre cose che rompono gli schemi e accendono il cuore.