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di MAURO TONINELLI 24 nov 2016 08:47

Perché le donne si amano

In questo 2016 sono già 116 le vittime di femminicidio registrate in Italia. In questi mesi si sono viste e sentite campagne di ogni genere per sensibilizzare l’opinione pubblica

È giusto ricordare. È giusto educare. È giusto proteggere. È giusto condannare. Per questo e per molto altro si celebra la giornata contro la violenza sulle donne. È per tutte le altre donne che hanno trovato la morte a causa di un marito, un padre, uno zio… è per tutte coloro che non sono morte ma che sono state vittime di violenza. In questo 2016 sono già 116 le vittime di femminicidio registrate in Italia. In questi mesi si sono viste e sentite campagne di ogni genere per sensibilizzare l’opinione pubblica. Qualcuna stigmatizzava la violenza contro le donne come non normale, altre portavano l’attenzione sul reato del femminicidio, riconosciuto come reato penale nel 2013 e celebrato come una conquista di civiltà. Tenendo ferme queste premesse, sorgono alcune considerazioni. La prima, semplice e immediata: la violenza non è normale! Non solo quella su una donna, ogni forma di violenza non è normale. Sempre e comunque. E ancora, certo di smuovere proteste, c’era bisogno di una legge per definire reato l’uccisone di una donna? Ma la donna non è parte dell’umanità? L’uomo e la donna non rientrano nel genere umano?

L’uomo e la donna non sono discendenti dell’homo sapiens? E non è già previsto il reato dell’omicidio? Non è già presente la condanna di ogni atto violento e discriminatorio nei confronti dell’uomo, non inteso come genere maschile? Pare che la donna sia qualcosa di diverso, che ha bisogno di una legge ad hoc perché quella che c’è non si adatta al suo caso… Domande che dicono come per Monica, Antonella, Lucia, Anna, vittime, e per tutte le donne forse questa non è la soluzione. Che dicono il bisogno di scoprire la grandezza della donna in quanto donna. Che dicono il bisogno educativo culturale. Che dicono la necessità di educare. Che dicono ancora la visione della donna come oggetto. Non è facile moralismo. Basta guardare la pubblicità, uscire per strada la sera in alcuni luoghi, sentire commenti, osservare la vita… dove una donna perde valore di sé in nome di una parte di sé… Non basta una legge per cambiare. Serve educare, fin da piccoli, alla capacità di accettare un no, alla non assolutizzazione di sé, nel rispetto. La caramella del bimbo che fa i capricci, diventa smartphone, motorino, auto… Fino a quella lei che, cambiate le esigenze, diviene oggetto di desiderio. Da cui non accettare un no. Il capriccio, diventa possesso violento da parte del più forte.

MAURO TONINELLI 24 nov 2016 08:47