lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
di MASSIMO VENTURELLI 19 nov 2015 00:00

Perché non sia solo un bel ricordo

Le delegazioni delle diocesi italiane, presenti a Firenze al gran completo, hanno fatto ritorno a casa...

Le delegazioni delle diocesi italiane, presenti a Firenze al gran completo, hanno fatto ritorno a casa. Per tutti è iniziato quel tempo del “dopo” più volte evocato anche durante il convegno non solo nei momenti istituzionali (relazioni, lavori di gruppo, restituzioni, etc.) ma anche in quelle occasioni informali, nella pausa tra un momento di preghiera e una tavola rotonda, tra una testimonianza e l’altra, a margine del pranzo, negli spostamenti tra la Fortezza da Basso e gli hotel in cui le delegazioni erano ospitate.

In tutti, cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, laici, adulti e giovani era palpabile la preoccupazione, l’attesa che la ricchezza delle giornate che si stavano vivendo non avesse a essere chiusa nel forziere delle cose “belle e preziose” una volta riassorbiti nel vortice della quotidianità. Un rischio concreto, per certi versi anche comprensibile, visto il “carico di lavoro” che ogni giorno la Chiesa che si è data appuntamento a Firenze deve affrontare e la sempre più sparuta “truppa” che deve fare fronte a questo carico.

Ma Firenze, è stato più volte ricordato, non ha indicato cose particolarmente nuove da fare, semmai ha indicato modi nuovi e rinnovati riferimenti per farle. Sinodalità, discernimento non sono certo cose in più da fare, caricate addosso a vescovi e sacerdoti, a consacrati e laici. È invece un modo nuovo, capace di ridare un po’ di entusiasmo, di rendere più leggere le fatiche, l’eredità più bella e viva di Firenze.
MASSIMO VENTURELLI 19 nov 2015 00:00