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di STEFANO OLIVARI 04 ago 2025 13:55

Quale futuro per Iveco?

Con l’Opa non ostile di Tata, Iveco Brescia si trova di fronte a un nuovo bivio. Una scelta non condivisa, non concertata, calata dall’alto. La peggiore. Peggiore perché lontana dalle persone che vi lavorano ogni giorno.Lontana dal concetto di partecipazione. Una scelta alla quale siamo contrari, perché allontana un’azienda storica dalle proprie radici. Una fabbrica che ha dato lavoro a generazioni di bresciani, di lavoratori provenienti dal Sud, da altre nazioni, in cerca di occupazione, benessere, speranze. L’O.M. (Officine Meccaniche) nasce negli anni ’30 a Brescia e si sviluppa nella costruzione di autocarri, soprattutto nel secondo dopoguerra. Una fabbrica non è solo un insieme di macchinari, ma migliaia di esistenze che si incrociano. È un insieme di desideri, di volontà di migliorare la propria condizione. Un piccolo paese, dove in qualche modo ci si conosce tutti. Una realtà con una forte presenza sindacale che ha difeso l’occupazione con accordi frutto di un confronto serrato, sempre portati nelle assemblee sindacali: simbolo di partecipazione e democrazia. Accordi che hanno evitato licenziamenti collettivi e trovato comunque soluzioni condivise con l’azienda.

Nel 2022, con lo spin-off da CNH Industrial, nasce Iveco Group. Una scelta che comporta investimenti importanti. Lo stabilimento di Brescia viene confermato come strategico nella prospettiva industriale del Gruppo. Iniziano a essere inseriti lavoratori in somministrazione, che con il tempo diventeranno diverse centinaia: da una parte, per introdurre nuovo personale qualificato, in linea con i nuovi obiettivi industriali; dall’altra, per accompagnare un necessario ricambio generazionale. Ragazzi e ragazze in somministrazione, per i quali il sindacato mette in campo la propria naturale vocazione inclusiva. Non esistono lavoratori di serie A o di serie B: esistono lavoratori che devono essere tutelati, aiutati a prendere coscienza del proprio ruolo in azienda, come persone e come professionisti. E arriviamo così ad oggi, in un mondo troppe volte coinvolto in guerre fratricide, inaccettabili ed economicamente dense di incognite. Sempre con l’obiettivo di avere un piano industriale da parte di Tata che preservi l’occupazione e i livelli retributivi faticosamente conquistati negli anni e che ha visto ottimi risultati nel rinnovo del contratto collettivo per i lavoratori del Gruppo. E ancora una volta, tutti insieme: con i propri desideri, i timori, le domande, sindacati e lavoratori, nella vita di ogni giorno… in Iveco.

STEFANO OLIVARI 04 ago 2025 13:55