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di MASSIMO VENTURELLI 30 gen 2015 00:00

Quirinale: c'è sempre "Indovina chi?"

Tra poche ore, forse entro la giornata di domani, Sergio Mattarella potrebbe essere eletto presidente della Repubblica. Se convincono le sue qualità morali e politiche, piacciono di meno, almeno a una parte dei grandi elettori, le modalità con cui si è giunti al suo mome...

So che queste puntualizzazioni semiserie avranno vita breve, almeno sino a quando i 1009 grandi elettori non consegneranno all'Italia un nuovo presidente della Repubblica. Ma tant'è...

Ieri, primo giorno di votazione, non c'è stato programma televisivo o radiofonico che non abbia trattato, in modo più o meno approfondito (a volte arrivando anche a sfiorare la noia) il tema della candidatura di Sergio Mattarella, quello che ad oggi sembra il sempre più probabile successore di Giorgio Napolitano.

Big, volti noti della politica, ma anche tantissimi peones che ogni sette anni riescono a conquistare un fuggente attimo di popolarità si sono affannati (salvo poche eccezioni) a sottolineare la statura politica e morale di Mattarella, figura in possesso di tutti i requisiti necessari all'elezione a presidente della Repubblica.

Tutti meno uno, però: quello delle modalità con cui è stata proposta la sua candidatura. A Berlusconi e a Forza Italia (che su questa "doglianza" pare avere trovato un minimo di unità interna) non è piaciuto che nell'indicazione del candidato non sia stata seguita la prassi del patto del Nazareno, ossia quella del confronto. Una mancanza tanto grave non solo da giustificare lo stop alla figura di Mattarella, ma anche, forse, da rimettere in discussione anche accordi che sino all'altro ieri sembravano consolidati (un contentino del vecchio leader di Fi a quell'area del partito a cui il Nazareno non è mai piaciuto?). Discorso più o meno analogo anche da parte di Alfano & co., che però non hanno gettato ombre sulla tenuta dell'esecutivo.

Capisco che molte spesso in politica vale più la forma della sostanza, quello che non riesco però a comprendere è come nella scelta della più alta carica dello Stato su finisca a guardare più ai modi con cui una candidatura viene proposto che non alle qualità della persona che viene portata avanti.
Mattarella può essere un buon presidente della Repubblica? Ha tutte le caratteristiche necessarie per essere garante delle istituzioni, della vita democratica del Paese, per essere arbitro imparziale tra le diverse forze politiche? Se la risposta a tutte queste domande è affermativa, come pare di avere capito dall'effluvio di parole consumate nella giornata di ieri, dove sta il problema? Che i grandi elettori indichino il suo nome...

Ma se proprio ci si vuole incagliare sulle modalità usate nella definizione della candidatura, mi permetto di suggerire ai leader politici di tutti gli schieramenti che anche in queste ore saranno impegnati in faticosi confronti di acquistare un gioco in scatola, vecchio di qualche anno ma ancora tanto divertente. Si tratta di "Indovina chi?", una semplice tavolozza con tante figurine in cui sono raffigurati tanti personaggi: uomini, donne, magri, grassi, calvi o con folte capigliature, con il naso pronunciato o alla francese, con gli occhiali o senza... Di volta in volta i giocatori eliminano qualche personaggio indicandone le caratteristiche.

Sarebbe divertente vedere Renzi, Berlusconi, Alfano, Vendola e qualche grillino intorno a un tavolo per eliminare via via i diversi candidati: prima tutti quelli di parte, poi tutti quelli che potrebbero avere qualche conto in sospeso con l'ex cavaliere, poi tutti quelli che sanno troppo di vecchia classe politica, di apparato, poi magari anche quelli che hanno nel loro dna ancora qualche traccia di comunismo...
Alla fine, per citare "Highlander", ne resterebbe uno solo. Forse quello buono per tutti?
MASSIMO VENTURELLI 30 gen 2015 00:00