lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
di LUCIANO PACE 17 dic 2015 00:00

Scuola. Cosa ci dicono i magi?

Come ogni anno il presepe diventa motivo di una polemica. Quest’anno, in particolare, sono i magi ad essere sulla ribalta mediatica. Il sottofondo della controversia è noto: in che modo interpretare la tradizione religiosa natalizia a confronto con tradizioni religiose “straniere”?

Come ogni anno il presepe diventa motivo di una polemica. Quest’anno, in particolare, sono i magi ad essere sulla ribalta mediatica. Il sottofondo della controversia è noto: in che modo interpretare la tradizione religiosa natalizia a confronto con tradizioni religiose “straniere”? Due le strade indicate dai media: la prima è quella di vestirsi con gli abiti della “nostra tradizione” per contrastare chi ne indossa di diversi.

La seconda è quella di svestirsi di ogni tradizione, rimanendo “nudi culturalmente”. Nel primo caso, tipico di chi utilizza la tradizione per scopi di propaganda politica, si esalta una precisa identità religiosa contro altre identità altrettanto legittime. Nel secondo, invece, si dichiara “neutrale” qualsiasi identità religiosa, rendendo legittimo solo il sibillino anonimato di chi desidera neutralizzare ogni residuo di radice religiosa dal palcoscenico pubblico. Di fronte a questo tragicomico spettacolo, la via interculturale incarnata dai magi citati nel Vangelo di Matteo è proprio diversa. I magi sono l’esempio di coloro che nel “Corano” conoscono la volontà di Allah in quanto lo identificano “Sapiente”. Come racconta la tradizione cristiana, infatti, la scienza e l’arte dei magi è stata quella di osservare con precisione il firmamento. Questi astrologi erano certi dell’esistenza di una Sapienza che sorregge l’universo. Una Sapienza misericordiosa, capace ad ogni istante di sopportare pazientemente il peso del “caos”, trasformandolo in un ordinato e meraviglioso “cosmos”. Conoscendo questo, i magi si mettono in cammino alla ricerca di colui che incarnerà tale Sapienza.

Durante il viaggio essi non usano la loro identità di stranieri per contrapporsi ad Erode il Grande e al popolo d’Israele. Nemmeno rinunciano alla loro identità di indovini quando arrivano alla grotta. Piuttosto sperimentano che la visione di quel bimbo, non annulla la loro identità: quel Figlio d’uomo e di Dio li fa sentire inclusi nella sua opera di salvezza, anche se non ebrei. Così, in una regale mangiatoia, essi contemplano stupefatti ciò che stavano cercando: l’immagine della Sapienza che governa l’universo. Chi vi è sopra adagiato, infatti, sarà segno della cosmica Misericordia del Sapiente entro l’universo dell’umanità: Egli trasformerà in “cosmos” il caotico e disperato muoversi delle relazioni umane. Questo è ciò che magi seppero vedere, seppur stranieri. E noi cosa vediamo attraverso un presepe?
LUCIANO PACE 17 dic 2015 00:00