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di CLAUDIO PAGANINI 15 gen 2015 00:00

Se non ridi, ti uccido

Nello sport la risata e l’ironia sono ingredienti indispensabili per la maturazione della persona

Anche lo sport è rimasto toccato dei recenti atti terroristici successi a Parigi ai danni di un giornale satirico. Gli atleti nelle diverse discipline vivono gli allenamenti e le gare spalla a spalla con uomini di altre culture e religioni. Nella convivenza umana maturano la crescita sportiva; nulla di strano che, dopo aver saputo e condannato tali fatti, si chiedessero se è lecito oppure no ridere di Dio. O questo è un argomento troppo serio? E poi: di quale Dio non si può ridere? Del Dio dei cristiani o di quello degli ebrei o dei mussulmani? Sono argomenti che li toccano da vicino e li fanno molto riflettere.

Un dato certo è che nello sport la risata e l’ironia sono ingredienti indispensabili per la maturazione della persona. All’interno dello spogliatoio gli atleti sanno molto bene che la risata collettiva o l’ironia nei confronti di qualche compagno rappresenta un punto di forza per accettare e migliorare la propria condizione psico-fisica e relazionale. Se non sai ridere di te stesso e dei tuoi difetti non puoi fare gruppo con gli altri. Se non sai ridere, non sai neppure gioire e dare un giusto valore alle emozioni positive. Se non sai ridere, gli altri colleghi ti leggono come una “macchina” e non come uomo capace di emozioni, di sogni, di speranze, di ambizioni a traguardi sempre più alti. Insomma: se non sai ridere non sai neppure vincere!

Amo ricordare come, anni fa, l’allenatore del Brescia Calcio, Carletto Mazzone, mi mostrasse i giocatori che ridavano in allenamento. E chiosava: “Vedi don come si divertono i ragazzi in allenamento? Domenica faranno sicuramente bene durante la gara. Perché nello sport, se non ti diverti, se non ridi, non puoi dare il meglio di te!”. Aveva ragione da vendere. L’allegria nel gioco, il sorriso e la gioia per vincere una partita sono la testimonianza migliore che il “ridere” fa bene alla salute. Prova ne è che quando un gruppo non sa più ridere, perché preoccupato da vicende societarie o personali, nascono immediatamente tensioni, alterchi e battibecchi che conducono inesorabilmente alla sconfitta sul campo al deteriorante dei rapporti umani. Ma forse qualcuno può obiettare che Dio non ride mai! E allora guardiamo l’esempio dei santi che non hanno mai smarrito il dono dell’allegria: si può e si deve ridere delle nostre immagini di Dio, dei nostri idoli; si può ridere anche con Dio. E il riso umano sarà l’eco del riso di Dio. Se lo ricordino gli sportivi ed i fondamentalisti.
CLAUDIO PAGANINI 15 gen 2015 00:00