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di ADRIANA POZZI 11 feb 2016 00:00

Un annuncio atteso

Papa Francesco incontra il Patriarca della Chiesa russa Kirill. Si tratta di un evento che definire storico è poco

L’annuncio era atteso, ma forse nessuno se lo aspettava in tempi così brevi: invece, ancora una volta, papa Francesco ha spiazzato tutti con la notizia che in occasione del suo viaggio in Messico, in una sosta all’aeroporto di Cuba, ci sarà il primo incontro con il Patriarca della Chiesa russa Kirill.
Si tratta di un evento che definire storico è poco, dato che esso pone fine a secoli di tensioni, disaccordi, incomprensioni, accuse e apre orizzonti del tutto nuovi e passibili di allargarsi dal disgelo in campo ecumenico alla pace nel mondo e al futuro stesso della civiltà cristiana.
Alcuni aspetti di questo annuncio meritano attenzione.
Il primo riguarda un inciso del comunicato stampa congiunto che ha diffuso la notizia: l’incontro avverrà “per grazia di Dio”. Un inciso, appunto, tra due virgole, ma di un significato spirituale enorme, perché si iscrive in tutta la storia dell’ecumenismo per ribadire che gli uomini, le istituzioni, le diplomazie possono darsi da fare, ma il vero artefice del cammino verso l’unità è lo Spirito, il solo capace di cambiare il cuore e la mente, di aprirli ad accogliere quanto ispira e a impegnarli per realizzarlo. Accanto a questo va sottolineato che l’annuncio viene fatto “con gioia”: un’espressione poco ufficiale, ma molto familiare, che usiamo noi, persone normali, per annunciare una nascita, un matrimonio, un evento felice e che in questa occasione viene fatta propria da due grandi della storia e della fede che, insieme, dicono al mondo la loro felicità per questo abbraccio che li vedrà protagonisti e che certamente, con queste premesse, non sarà un gesto di puro rilievo pubblico o di immagine, ma inciderà nella vita di tutte le chiese.
In secondo luogo, vale la pena di ricordare che al centro del colloquio tra Francesco e Kirill non ci saranno temi teologici o dottrinali, ma le persecuzioni dei cristiani che, in molte parti del mondo, sono vittime di integralismi ed estremismi che mettono a rischio la sopravvivenza stessa del cristianesimo.
Si tratta di un segno importante per l’ecumenismo perché dice la decisa volontà di superare i disaccordi e le incomprensioni del passato per un impegno condiviso e responsabile per salvare non solo vite umane, ma la radici comuni della nostra civiltà. A noi, spettatori di questi fatti, il compito di accompagnare con la preghiera questo momento perché lo Spirito porti a compimento quanto ha così straordinariamente iniziato.
ADRIANA POZZI 11 feb 2016 00:00