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di GIUSEPPE MARI 17 mar 2016 00:00

Wojtyla 40 anni dopo

“Amore e desiderio” è il libro con due interventi inediti del card. Wojtyla sul nesso tra educazione e amore

Presso l’Editrice La Scuola sta per uscire il testo “Amore e desiderio” contenente due interventi del card. Wojtyla quando era arcivescovo di Cracovia. Si tratta di inediti brevi (uno del 1973, l’altro del 1977), riguardanti un tema di attualità: il nesso tra educazione e amore. Ne parlo perché – nonostante siano trascorsi più di quarant’anni – la loro lettura offre indicazioni che tornano utili anche per noi oggi: una in particolare. Il testo del 1973 è diretto nel porre la questione sia della “verità” dell’amore umano sia della responsabilità – che incombe sugli educatori – di avere coscienza del fatto che “non si tratta solo di parlare, si tratta anche di insegnare”.

Wojtyla denuncia la contestazione dell’enciclica Humanae vitae, di cui fa notare la matrice occidentale ossia condizionata da un approccio che subisce la logica dell’uso e del consumo la quale costituisce una precisa minaccia all’“amore umano uomo-donna”. A questa insidia egli contrappone la “scienza evangelica” (ewangeliczna nauka). Il vocabolo nauka identifica la conoscenza – dalla scienza in senso stretto alla dottrina come sapere ordinato –. Questo riferimento così preciso va chiaramente identificato perché associa all’educazione cristiana – esplicitamente evocata nei due interventi – non un sapere qualunque, generico oppure stemperato nel vissuto di ciascuno, ma una conoscenza fondata, che – per questa ragione – sa illuminare la vita umana, inclusa la sua dimensione affettiva. Del resto, se in questo intervento Wojtyla dice – per ben due volte – che occorre esporre “tutta la verità” sull’amore umano in generale e sul matrimonio in specie, nel testo del 1977 parla apertamente di “gerarchia oggettiva dei valori”: in entrambi i casi, quindi, la questione è posta come la sfida di prendere sul serio tutto quello che è coinvolto nell’affettività umana come manifestazione dell’originalità della persona, alla luce della Rivelazione intesa costituire il più forte richiamo a non derogare rispetto alla responsabilità procurata dalla dignità personale.

Forse qui sta il punto. Da una parte, occorre avere chiara l’originalità umana e la corrispondente dignità a cui è chiamata l’affettività della persona; dall’altra, vale la pena chiedersi quanto – come educatori credenti – siamo consapevoli e convinti del fatto che la Rivelazione offre una “scienza”, cioè un sapere fondato relativamente alla persona e al mondo; in conseguenza: capace di dare orientamenti solidi.
GIUSEPPE MARI 17 mar 2016 00:00