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Giappone
di MARIA CHIARA BIAGIONI 11 nov 2019 13:25

Un messaggio di speranza per il Papa

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L’arcivescovo di Tokyo mons. Tarcisio Isao Kikuchi spiega le tappe della visita di Papa Francesco in Giappone dal 23 al 26 novembre: “Possa il Santo Padre portare un messaggio di amore e di speranza”

9852. Tanti sono i chilometri che separano Roma da Tokyo. Il Giappone, terra lontana, misteriosa, divisa tra il modernismo più sfrenato e le antiche radici di una cultura sofisticata e millenaria. La visita che papa Francesco farà qui dal 23 al 26 novembre è davvero “un sogno che si avvera”. Confidandosi con due giornalisti argentini, l’ancora arcivescovo Bergoglio rivelava loro “il desiderio di andare missionario in Giappone dove i gesuiti realizzano un’opera molto importante da sempre”. “Proteggere ogni vita”, con la “t” a forma di croce, è il motto scelto per la visita. Dopo la Thailandia, il Papa visiterà il Giappone per tre giorni con un programma fitto di appuntamenti ed eventi. Dall’incontro (storico) con l’imperatore Naruhito al Palazzo Imperiale al messaggio al “Messaggio sulle armi nucleari” e l’Incontro per la Pace al Memoriale della Pace di Hiroshima. Abbiamo chiesto all’arcivescovo di Tokyo, mons. Tarcisio Isao Kikuchi, di accompagnarci tappa per tappa in questo viaggio.

Eccellenza, come sta aspettando il Giappone questa visita e chi è Papa Francesco per il popolo giapponese?

Sono passati 38 anni da quando Papa Giovanni Paolo II visitò il Giappone nel 1981. Dato che la Chiesa cattolica è qui una piccola minoranza, il grande pubblico non sa chi sia il Papa. Quindi il nostro compito in questo momento è preparare questa visita spiegandone il significato e facendo conoscere chi è il Papa e cosa ha fatto negli ultimi 6 anni. Ma la nostra capacità di fare informazioni è limitata. Non abbiamo tv o radio cattoliche in Giappone. Internet è l’unico modo per raggiungere le persone.

Qual è il significato riveste la visita privata all’imperatore Naruhito al Palazzo Imperiale?

La visita all’imperatore è importante perché mostra alla gente che il Vaticano ha buoni rapporti con la società giapponese, non solo con il governo. Le persone considerano l’imperatore come il simbolo della Nazione e, quindi, è importante mantenere un buon rapporto con lui.

Perché si è scelto come tema per la visita, “Proteggere ogni vita”?

Da molto tempo, la vita umana è stata messa alla prova, anche in questo paese. Più volte, dal suo inizio alla sua fine. Il Vangelo della vita è sempre necessario. Non possiamo dimenticare che la prima visita pastorale fuori Roma fatta da papa Francesco subito dopo la sua elezione, fu l’isola di Lampedusa. Quest’isola italiana che si trova nel Mediterraneo, è famosa per la sua vicinanza al continente africano e, quindi, per essere un centro di accoglienza per i rifugiati. Durante l’omelia, il Papa ha sottolineato che viviamo nella globalizzazione dell’indifferenza. E’ l’indifferenza che porta a proteggere il nostro interesse rendendoci sordi alle esigenze delle persone bisognose. Quello fu l’inizio del suo messaggio come Papa.

Il rispetto per la vita umana sarà la base delle parole e delle azioni del Santo Padre. E per il Giappone?

Oggi, il “Vangelo della vita” (termine di Papa Giovanni Paolo II) è urgente nella società giapponese, dove la vita umana non è rispettata, dove gli esseri umani sono valutati solo secondo quanto possono contribuire alla società, dove le persone disabili sono emarginate. Talvolta viene negato loro persino il diritto a vivere. Nel luglio 2016, un giovane ha ucciso 19 persone disabili nello Tsukui Yamayurien e per spiegare la sua azione, ha affermato che le persone con disabilità non hanno nulla da dare alla società e, quindi, devono essere ‘terminate’. Oltre all’atrocità di questo atto e delle sue motivazioni, abbiamo scoperto che molte persone approvavano la sua azione e hanno espresso il loro apprezzamento per il crimine su Internet. È stato scioccante.

Spero che la visita del Santo Padre porti un messaggio di rispetto per la vita umana affinché tutte le vite ricevano il dovuto rispetto e la dovuta cura.

Il Giappone è un paese moderno. Ma è anche un paese in cui ci sono ogni anno 30.000 suicidi. Come si spiega questo fenomeno e cosa può dire ai giovani Papa Francesco?

Questo fenomeno dimostra in maniera tragica che le persone non trovano più motivi di speranza nella loro vita. Le condizioni di lavoro non sono favorevoli e molte sono assunte solo per lavori temporanei. Il supporto della comunità tradizionale è scomparso da molto tempo e il legame che esisteva nella comunità locale non esiste più. Le persone stanno invecchiando e non hanno nessuno che le aiuti. Non trovare più nessuno che ti tenda una mano, rende difficile alle persone poter sperare per il futuro. L’isolamento e la solitudine stanno uccidendo le persone in Giappone. Spero che il Santo Padre possa incoraggiare i giovani a capirsi e sostenersi reciprocamente, rispettare la vita, sapere di non essere soli.

Possa il Santo Padre portare un messaggio di amore e di speranza e farci capire che siamo tutti amati dal nostro Creatore. E’ in questo amore più grande che possiamo ritrovare la speranza per il futuro.

Il Papa visiterà le città di Nagasaki e Hiroshima e lancerà un “Messaggio sulle armi nucleari”. Quale lezione ha lasciato questa immane tragedia all’umanità di oggi?

Tutti i giapponesi sanno che l’uso di armi nucleari è causa di devastazioni ed è contro l’umanità. Tuttavia, le relazioni internazionali non ci consentono di portare questo messaggio. Abbiamo bisogno che il Santo Padre faccia una forte dichiarazione contro le armi nucleari dalle città che sono oggi testimoni di queste atrocità in modo che noi giapponesi riguadagniamo il coraggio di dire “NO” alle armi nucleari alla comunità internazionale. L’azione per la pace e la presa di posizione contro le armi nucleari è anche parte del tema della protezione della vita umana.

Il Papa incontrerà le vittime della “triplice” tragedia (terremoto, tsunami e incidente nucleare) che ha devastato il territorio di Fukushima nel 2011. Qual è la situazione oggi?

Le prefetture di Iwate e Miyagi si stanno riprendendo, ma potrebbero volerci anni. Il governo ha lavorato molto duramente per ricostruire le infrastrutture, ma è molto più difficile ricomporre le comunità locali. Fukushima è una storia completamente diversa. L’incidente alla centrale nucleare di Fukushima ha costretto le persone a stare lontano. La Tpco (Tokyo Electric Power, gestore n.d.r.) e il governo stanno cercando di smantellare le strutture, ma nessuno sa come e quanto tempo questo lavoro potrebbe richiedere. Ancora molti vivono in altre città, ma il supporto governativo agli sfollati sta finendo e molti di loro si stanno indebitando per mantenere le case a Fukushima e altrove. La Chiesa cattolica insieme alla Caritas giapponese sta mantenendo alcune delle sue basi di volontariato in modo che possiamo mostrare alla popolazione locale che non le dimentichiamo.

Il Giappone, popolo antico radicato in una cultura profonda e amata. Cosa ha da dire oggi il Giappone al mondo?

Lavorare per essere un paese ricco e moderno è importante per lo sviluppo umano. Ma se le persone perdono la spiritualità tradizionale, il rispetto per la natura, l’amore per il Creatore, allora la speranza non può essere trovata.

MARIA CHIARA BIAGIONI 11 nov 2019 13:25