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Cimbergo
di GIUSEPPE ARRIGHETTI 03 nov 2015 00:00

Quel vecchio mulino dal sapore sempre nuovo

Costruito nell'800, il "mulino Tobia" ha ripreso a funzionare tra il 1944 e il 1945. Utensili in ferro arrugginito, ruote dentate in larice, pesanti macine di pietra che in questo periodo dell'anno girano per produrre la farina di castagne

Pochi giorni fa è stato ricordato il quarantesimo anniversario della scomparsa di Pier Paolo Pasolini, il poeta che denunciava l'arrivo di un "potere" capace di omologare tutta la variegata cultura popolare italiana sacrificandola sull'altare del consumismo. Ci sono però ancora angoli che conservano saperi, mestieri e vite di un tempo, capaci di resistere alla massificazione e alla globalizzazione.

Uno di questi è a Cimbergo, e per la precisione è l'antico mulino azionato dall'acqua del torrente Varecola. Costruito nell'800, il "mulino Tobia" ha ripreso a funzionare tra il 1944 e il 1945. Entrando al suo interno, la macchina del tempo sembra entrare in funzione. Utensili in ferro arrugginito, ruote dentate in larice, pesanti macine di pietra che in questo periodo dell'anno girano per produrre la farina di castagne. A condurlo è oggi Battista Recaldini, ultimo erede della famiglia che centocinquanta anni fa ha iniziato a sfruttare la forza motrice dell'acqua. Si muove con precisione e sicurezza tra le stanze e le scale del mulino; racconta con passione e piacere il funzionamento delle ruote e delle macine. Spiega le differenti lavorazioni per l'orzo, il frumento, il mais, il grano saraceno e le castagne. "Vederlo funzionare - racconta Recaldini, che da quando è andato in pensione dedica anima e corpo alla salvaguardia del mulino - mi riporta con la memoria a quando ero ragazzino, alle notti passate qui con la mamma e la nonna". Entusiasta del lavoro che sta svolgendo è anche il sindaco di Cimbergo Gian Bettino Polonioli: insieme, i due stanno valutando progetti di valorizzazione e di educazione didattica, per i quali la famiglia proprietaria è disposta a mettersi in gioco. "Credo che questo mulino - spiega il sindaco - sia il segno evidente di come un tempo i nostri avi cercassero di che sfamarsi. Oggi può sfamare e dissetare il bisogno di cultura immateriale che cresce fra le giovani generazioni".

Le castagne poi quest'anno sono in netta ripresa: i rilasci del Torymus sinensis, l'insetto competitore del temibile cinipide del castagno, avviati tre anni fa in valle Camonica stanno letteralmente dando i loro frutti. Dopo che la raccolta da parte del Consorzio della castagna era crollata da 700 quintali a cento, quest'anno è risalita a 400. "Con queste castagne - spiega il presidente del Consorzio Gabriele Prandini - abbiamo avviato la produzione di nuovi prodotti a maggior valore aggiunto: biscotti, torte e pasta. Grazie all'essicatoio di Paspardo e alla confezionatrice a Ponte di Legno presto arriveremo anche nella grande distribuzione organizzata". Non sappiamo cosa avrebbe detto Pasolini di questo passaggio, ma di sicuro avrebbe apprezzato una valle e la sua gente capaci di trovare di che vivere nella propria tradizione.
GIUSEPPE ARRIGHETTI 03 nov 2015 00:00