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Italia
di REDAZIONE ONLINE 16 ago 2016 08:47

Benessere delle famiglie, ripresa lenta

La ripresa economica arranca e a risentirne maggiormente sono le famiglie. Il focus della Cisl

Fatto 100 il valore degli indicatori di benessere complessivo nel 2007, nel primo trimestre del 2016 si è arrivati a 91.1. Si tratta certamente di una posizione migliore rispetto a quella segnata all’inizio del 2015 (84.8) ma ancora molti punti sotto la doppia caduta del livello dell’attività economica che si è avuta in questi anni. E’ quanto emerge dall’ultimo numero di “Barometro”, il bollettino trimestrale del Centro Studi Cisl.

L’indicatore del benessere delle famiglie valuta complessivamente 33 indicatori suddivisi in 5 aree tematiche: attività economica; lavoro; istruzione; redditi/pressione fiscale;  coesione sociale). La ripresa del 2015 è stata troppo fragile per migliorare le condizioni di vita delle famiglie e le attese per il 2016 sono in ridimensionamento. Gli effetti della Brexit sull’attività economica interna e sulle condizioni finanziarie potrebbero aggravare una crescita di per se insufficiente.

Le famiglie sono così da diversi anni in una condizione peggiore rispetto alla fase precrisi; e questo non può che essere un elemento di insoddisfazione, poco scalfito da miglioramenti che appaiono limitati, non decisivi e potenzialmente temporanei. “La prospettiva di una crescita stabile e di lungo periodo del nostro Paese – commenta il segretario generale della Cisl Annamaria Furlan – dipenderà dalle scelte che si faranno a livello europeo. Bisognerebbe aprire una fase costituente per riscrivere la Costituzione Europea, mettendo da parte definitivamente il fiscal compact e varare un pacchetto di provvedimenti sociali immediati: un piano di investimenti finanziato attraverso Eurobond e Project bond di almeno mille miliardi di euro aggiuntivo al Piano Junker ed integrato dai piani di investimenti nazionali stornati dal calcolo del deficit; un Fondo europeo integrativo dei sussidi nazionali di disoccupazione, quando il tasso di disoccupazione in un Paese membro supera il tasso medio europeo; un piano permanente di politiche attive per l’occupazione giovanile”.

Solo un colpo d’ala perentorio può sperare di contrastare il contagio della Brexit, di impedire la disgregazione dell’intera architettura europea e di rilanciare l’Unione politica. Anche le politiche economiche nazionali dovrebbero concentrarsi sul potenziamento dei consumi interni – che hanno trainato la ripresa del 2015 – attraverso una riforma fiscale con effetti redistributivi a favore delle aree sociali medie e basse e con una strategia di crescita della produttività e di equa distribuzione salariale dei risultati. La Cisl ha lavorato su entrambi i fronti presentando in Parlamento, nel settembre 2015, un Disegno di legge di riforma fiscale di iniziativa popolare (1.000 euro netti annui di beneficio fiscale per i redditi sino a 50.000 euro, con patrimoniale ordinaria sulla ricchezza mobilitare ed immobiliare esclusi i titoli di stato italiani e la prima casa non di lusso) e sostenendo la fiscalità di vantaggio sul salario di produttività, redditività, risultato (introdotta con l’ultima Legge di stabilità 2015).

REDAZIONE ONLINE 16 ago 2016 08:47