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di MASSIMO VENTURELLI 08 mar 2019 10:31

Guerra santa che nasce dentro

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In scena al Santa Chiara-Mina Mezzadri il primo testo del drammaturgo residente per il triennio 2018-2020, realizzato per il Ctb

“Il testo è una tragedia che affonda nel contemporaneo della nostra storia e utilizza il dualismo tra due posizioni diverse, ma specchio della stessa moneta. (…) Politico e privato si intrecciano in un groviglio di ragioni e passioni che non può che finire in tragedia, individuale e collettiva. Il registro è alto, non aulico ma sostenuto da cadenze che riecheggiano la poesia. Guerra santa è un testo coinvolgente che non può lasciare indifferente chi legge e ascolta”.

Nella motivazione cui lo scorso anno veniva assegnato al drammaturgo Fabrizio Sinisi il premio “Giovanni Testori per la sezione Letteratura conferito” ci sta tutto il senso dell’omonimo spettacolo in scena sino al 10 marzo al teatro Santa Chiara-Mina Mezzadri per la rassegna “Brescia contemporanea”.

Trama. “Guerra Santa” è il primo lavoro che Sinisi, drammaturgo residente del Ctb per il triennio artistico 2018-2020, realizza per lo stabile cittadino. La trama: la sera di un venerdì prima di Pasqua, nel duomo di una grande città europea, un sacerdote cattolico riceve la visita di una giovane donna. I due si conoscono bene: la ragazza ha frequentato per anni, da bambina, la sua parrocchia.

Tuttavia, sette anni prima, era scappata via insieme al suo migliore amico per arruolarsi in una formazione terroristica. Torna ora, dopo sette anni, a domandare ragioni, a spiegare motivi, a raccontare l’accaduto. In una successione di sei monologhi incrociati – sei accuse, sei arringhe, in cui la parola teatrale diventa lo strumento di una resa dei conti, il luogo di una estrema verifica esistenziale – emerge anche la ragione ultima di questa visita: organizzare il più clamoroso e simbolico attentato terroristico della storia europea.

Vocabolario. “Nel vocabolario islamico il termine jihad, che traduciamo appunto come “guerra santa” – ha affermato Fabrizio Sinisi nel corso della conferenza stampa di presentazione dello spettacolo – indica solo in una seconda accezione uno scontro bellico. Il suo primo significato, invece, è teologico, e indica il combattimento tra bene e male interno al credente, la lotta che ogni individuo deve condurre per affermare la verità di se stesso. Da qui sono partito per scrivere Guerra santa, come un esperimento linguistico, strutturale, che aggira qualsiasi convenzione naturalistica: volevo che gli attori arrivassero al personaggio tramite una lotta, e questa lotta doveva avvenire innanzitutto nel linguaggio”. L’intento del drammaturgo era quello di scrivere un testo che funzionasse come un processo reciproco, trasformando il palco nel luogo di un parlare assoluto, un evento di trasformazione del senso. “Volevo che in Guerra santa – ha continuato –accadesse quello che non accade mai nella vita: due esseri umani che si parlano senza scampo, come se fosse l’ultima volta, costretti quasi loro malgrado a dirsi tutto”. “Guerra Santa”, grazie anche alla regia di Gabriele Russo e all’interpretazione di Federica Rosellini e Andrea Di Casa, diventa una riflessione inedita su terrorismo islamista e nichilismo europeo, ma soprattutto un dramma generazionale che mette in scena il duro scontro fra padri e figli, in una vera e propria tragedia contemporanea.

MASSIMO VENTURELLI 08 mar 2019 10:31