lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
Darfo
di LAURA DI PALMA 14 ott 2019 08:53

Costruire relazioni

Don Fabrizio Bregoli, classe 1960, è il nuovo parroco di Darfo, Montecchio e Fucine di Darfo

Tra non molto tempo, le comunità di Collio e San Colombano saluteranno il loro parroco, don Fabrizio Bregoli, chiamato dal Vescovo a guidare tre nuove parrocchie: quelle dei Santi Faustino e Giovita, a Darfo, Santa Maria Assunta e Visitazione della Beata Vergine Maria, nelle frazioni Montecchio e Fucine di Darfo. Don Bregoli, classe 1960, è originario della parrocchia di Pezzaze; ordinato sacerdote nel 1988, è stato curato a Bienno, da quell’anno e fino al 1999, poi, sempre come curato, nella parrocchia di Gardone Val Trompia. Dal 2004, guidava la comunità di Collio e dal 2017 anche quella di San Colombano. Don Fabrizio ritorna così in Vallecamonica lì dove aveva operato da sacerdote novello.

Don Fabrizio, come rilegge, a distanza di anni, le tre esperienze vissute sinora nel corso del suo ministero sacerdotale?

Certamente ogni tappa della propria vita è importante: quando poi si ha a che fare con Dio e con le persone esse assumono un significato tutto particolare. Dopo tanti anni vissuti in Valtrompia, tornerò ora in Valcamonica, in una sorta di ritorno alle origini, dopo aver trascorso lì i miei primi anni da sacerdote. Attraverso le persone che incontriamo, Dio sa scrivere delle belle e nuove parole e mi rimetto a Lui per iniziare al meglio questa nuova missione, una storia tutta da riscoprire.

In questa nuova esperienza sarà chiamato a coordinare l’unità pastorale di tre parrocchie, esperienza, che, di fatto ha già provato in questi ultimi due anni…

Certamente la mia non sarà un’esperienza completamente nuova, anche se le parrocchie che guido ora si trovano in territorio montuoso mentre le nuove parrocchie in territorio ben più pianeggiante e decisamente più popolato. A fare la differenza, in ogni esperienza, comunque, sono le persone e i rapporti umani che ognuno di noi è in grado di tessere.

Durante questi anni come parroco di Collio e, poi, di San Colombano, su cosa ha incentrato maggiormente la sua azione pastorale?

In questi ultimi quindici anni ho cercato di mettere al centro della mia azione pastorale le persone. Sono profondamente convinto, infatti, che la missione di ogni sacerdote sia proprio quella di essere inviato alle persone, per incontrarle e camminare con loro: i muri e gli edifici, a mio parere, vengono dopo. Per intessere relazioni si deve avere pazienza e ci si deve conoscere bene: i miei parrocchiani di Collio e San Colombano sono persone semplici, collaborative, ma al contempo “toste” e certamente dal rapporto con loro ho imparato molto.

La vita di un sacerdote è, suo malgrado, oberata da molte incombenze burocratiche. Ha cercato di muoversi in autonomia o è riuscito ad affidarsi ai laici?

Certamente mi sono affidato ai laici per quanto loro compete. Sono convinto che vivere in comunità sia proprio la capacità di prendersi ognuno le proprie responsabilità ed incombenze, lavorando insieme per il bene altrui.

Don Fabrizio, c’è un versetto del Vangelo che l’ha accompagnata in questi anni di ministero?

A dire il vero sono tanti i versetti del Vangelo che mi hanno accompagnato in questi anni, ma uno in particolare mi ha illuminato ed è quello tratto dal capitolo 10 del Vangelo secondo Matteo: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Ognuno di noi è un dono ed espressamente lo è anche per gli altri.

Se invece dovessimo guardare a un Santo, ce n’è uno al quale è specialmente legato?

Tutti i Santi hanno importanza e carisma, ma uno in particolare ha guidato il mio cammino ed è senza dubbio San Giovanni Bosco.

Dal punto di vista pastorale, è un po’ presto per fare progetti legati alle sue nuove comunità, ma c’è già un’idea di come vorrà agire, di come ha intenzione di muoversi nelle sue nuove comunità?

Certamente partirò dalle relazioni: come già detto, intessere relazioni è quanto c’è di più importante per formare una comunità. Rispetterò il lavoro dei miei predecessori, proseguendo su alcune linee operative, ma prima di tutto verranno i volti e i cuori di coloro che mi sono stati affidati.

LAURA DI PALMA 14 ott 2019 08:53