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Niardo
di SERGIO ARRIGOTTI 07 set 2018 09:00

Rimanete nel mio amore

Don Fabio Mottinelli, il nuovo parroco di Braone e di Niardo, si racconta

Don Fabio Mottinelli è il nuovo parroco di Braone e di Niardo. Classe 1974 e ordinato nel 2000, è originario della parrocchia di Garda di Sonico. Nel corso del suo ministero ha svolto i seguenti servizi: curato di Piamborno (2000-2002); curato dell’unità pastorale di Berzo Inferiore, Bienno, Esine, Plemo e Prestine dal 2002 al 2007; dal 2007 era curato a Chiari. Ora torna nella sua Vallecamonica dove succede a don Angelo Corti (nuovo parroco di Molinetto) alla guida delle comunità di Braone e di Niardo.

Don Fabio, cosa ha imparato in questi anni di ministero?

Innanzitutto, ho imparato che la bellezza dell’essere prete è cresciuta in tutti questi anni. È importante affidarsi alla volontà di Dio accogliendo con serenità quello che ci viene chiesto di fare. Anche riguardo alle indicazioni che il Vescovo può dare. Questo dà tanta pace e serenità. L’altra cosa importante che ho maturato è l’importanza di entrare piano piano nel contesto della comunità in cui si è mandati: per conoscere e affiancarsi a un cammino che già c’è in una comunità. Non si parte mai da zero. C’è una storia. Ci sono dei cammini già avviati. L’altro aspetto molto importante che ho sperimentato è l’importanza dell’incontro diretto con le persone, il dialogo, l’ascolto, che ti permette poi di costruire qualcosa per il dopo, programmare qualcosa di bello.

Quali sono le attenzioni pastorali sulle quali vuole insistere?

La prima cosa sarà conoscere le realtà dove vado, conoscere quello che c’è. E su quello poi cercare di costruire. Mi piace vedere la parrocchia come una grande famiglia, dove è bello camminare insieme, con il contributo di tutti, seguendo un unico maestro che è Dio Gesù Cristo. Il parroco può essere colui che coordina, che guida una comunità, ma tutti siamo chiamati a seguire Gesù. Sarà importante creare un ambiente dove ciascuno possa sentirsi accolto, sperimentare l’amore e la misericordia di Dio, e possa mettere il suo piccolo contributo. Con cinque pani e due pesci si possono fare grandi cose. Il parroco certo ha le sue responsabilità, ma non c’è un dettare le leggi da sopra, e qualcuno che ubbidisce da sotto, c’è una famiglia, una comunità in lavorare insieme.

Cosa è stato determinante nella sua scelta vocazionale?

La testimonianza di fede della mia famiglia. Per me è stato un aspetto fondamentale, importante. È l’ambiente in cui sono cresciuto e che tuttora mi sta accompagnando nel mio cammino. E poi un aspetto non di secondo piano è stato quello dei sacerdoti che mi hanno accompagnato e che ho incontrato nel mio cammino e che man mano crescevo diventavano sempre più un punto di riferimento.

Per il primo incarico da parroco ha un po’ di sana preoccupazione?

C’è sicuramente trepidazione. Si continua ad essere preti ma si assumono responsabilità diverse. Le responsabilità del parroco si sa che sono maggiormente complesse rispetto a quelle di un collaboratore. Un parroco deve avere uno sguardo d’insieme delle cose che fino ad ora come vicario non ero abituato ad avere. Diciamo che c’è consapevolezza di ciò che il nuovo ruolo comporta. Ci sono comunità nuove da conoscere, con numeri e situazioni diverse da quelle che ho incontrato fino ad ora. Dove andrò non sono solo due parrocchie distinte, ma due Comuni diversi. Sono in ogni caso sereno nell’affrontare il nuovo cammino.

C’è un versetto del Vangelo che l’ha accompagnata in questi anni?

Due versetti del Vangelo di Giovanni che io ho voluto mettere anche sull’immaginetta della mia prima Messa e che mi hanno sempre guidato: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi” (Giovanni 1, 15-16). Dobbiamo pensare che comunque non siamo noi che scegliamo di programmare le cose, all’origine c’è sempre la chiamata del Signore. Siamo sempre nella volontà di Dio. E l’altro versetto, sempre di Giovanni, è “Rimanete nel mio amore”. Se è Dio che chiama per portare avanti la missione che ci affida, dobbiamo rimanere radicati nel Suo amore. Siamo chiamati a diventare portatori e testimoni del Suo amore. Nel cammino della vita ci sono incontri e momenti più facili e più difficili, ma avere questo punto di riferimento è importante, perché sai che all’origine c’è Lui.

SERGIO ARRIGOTTI 07 set 2018 09:00