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Roma
di REDAZIONE 28 ott 2021 08:15

Boscia: presidente di Amci

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Confermato alla guida dei medici cattolici, il presidente Boscia delinea al Sir le priorità del suo nuovo mandato

“Occorre rimettere al centro della sanità la persona, la sua dignità e il suo diritto alla cura in ogni fase della vita. Anche di fonte a malattie inguaribili”. Ne è convinto il professor Filippo Maria Boscia, ginecologo e ostetrico, appena confermato alla guida dell’Amci (Associazione medici cattolici italiani), che in un’intervista al Sir parla della “lezione” impartita dalla pandemia e delle piste di lavoro per i prossimi anni. A partire dal tema scottante del fine vita, dopo lo slittamento dell’esame in aula a Montecitorio del testo unico sul suicidio assistito firmato da Alfredo Bazoli (Pd), in precedenza previsto per il 25 ottobre, e il traguardo di oltre un milione e 231mila firme raccolte per il referendum sull’eutanasia.

“È bastato un piccolo virus ad azzerare molte delle nostre certezze mettendoci di fronte alla realtà dei nostri limiti. Un virus – riconosce il presidente Amci – che ci ha colto impreparati a causa delle fragilità del nostro sistema sanitario”. Quindi occorre seriamente continuare su questo punto. Centrale da sempre, e continuerà ad esserlo, l’azione positiva a sostegno e difesa della vita, dal concepimento fino alla morte naturale, “in ogni sua fase e con particolare attenzione agli innocenti e agli indifesi”.

Inoltre, spiega Boscia, “dobbiamo certamente programmare l’innovazione tecnologica, ma gli strumenti non bastano: occorre puntare anche sulla formazione del medico”. Ma lo sguardo si allarga: “Occorre diffondere la coscienza dell’obiezione anche nella società: mi pongo la coscienza di obiettare se ritengo un’azione sbagliata, o l’accetto passivamente?”.

E con riferimento alle oltre un milione e 231mila firme raccolte per il “referendum sull’eutanasia”, il presidente dei medici cattolici commenta: “Sono firme ‘estorte’ in modo ingannevole. La domanda non è: vuoi una morte migliore? Bensì: vuoi vivere una vita migliore?”. E qui entra in gioco “l’eubiosia, che indica il vivere bene ed è l’esatto contrario dell’eutanasia”. Perché, spiega, “la medicina si fa umana, non quando elimina la malattia ma quando aiuta l’uomo a viverla prendendosi cura della sua sofferenza. Eppure, sappiamo per esperienza che chi è assistito con umanità non chiede di morire, ma solo di essere sollevato da sofferenza e solitudine”. E la risposta a ciò, per Boscia, non è l’eutanasia, ma proprio l’eubiosia.

“Come medici cattolici – conclude il presidente – vogliamo ripensare l’associazione nel suo complesso alla luce della dottrina cristiana. Per noi, fare medicina oggi significa anche essere testimoni e missionari, portatori di una parola di bene per un nuovo modo di vivere”.

REDAZIONE 28 ott 2021 08:15