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Roma
di REDAZIONE 17 apr 2020 07:30

Celebrazioni? Al lavoro per una fase due

“In vista della nuova fase, che si aprirà dopo il 3 maggio, si è a lavoro a contatto con le istituzioni governative, per definire un percorso meno condizionato all’accesso e alle celebrazioni liturgiche per i fedeli”. Lo comunica la segreteria generale della Cei

“In vista della nuova fase, che si aprirà dopo il 3 maggio, si è a lavoro a contatto con le istituzioni governative, per definire un percorso meno condizionato all’accesso e alle celebrazioni liturgiche per i fedeli”. Lo comunica la segreteria generale della Cei sul portale Chiciseparerà, a seguito delle “comprensibili richieste” che le giungono dalle diocesi e alla luce del confronto quotidiano con la Presidenza del Consiglio e il ministero dell’Interno. “Nei giorni della Settimana Santa, già prima dell’emanazione del decreto del 10 aprile – informa la Cei -, si è tornati a rappresentare alle istituzioni governative le attese e le esigenze della comunità ecclesiale”. Ricordando che il decreto, di fatto, ha prorogato fino al 3 maggio le limitazioni già in vigore, che interessano anche l’esercizio pubblico delle attività di culto, la Conferenza episcopale italiana evidenzia che “non è prevista la chiusura delle chiese, fatta salva una diversa decisione da parte dell’Ordinario”. “Sino alla scadenza della proroga, si ritiene di poter continuare nella linea degli Orientamenti condivisi lo scorso 25 marzo, dove si propone che per un ‘minimo di dignità alla celebrazione, accanto al celebrante sia assicurata la partecipazione di un diacono, di chi serve all’altare, oltre che di un lettore, un cantore, un organista ed, eventualmente, due operatori per la trasmissione’”.

Quanto alla possibilità per il fedele di recarsi in chiesa per un momento di preghiera personale, il chiarimento era arrivato con una risposta pubblicata nel sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri (15 aprile): “L’accesso ai luoghi di culto è consentito, purché si evitino assembramenti e si assicuri tra i frequentatori la distanza non inferiore a un metro. È possibile raggiungere il luogo di culto più vicino a casa, intendendo tale spostamento per quanto possibile nelle prossimità della propria abitazione. Possono essere altresì raggiunti i luoghi di culto in occasione degli spostamenti comunque consentiti, cioè quelli determinati da comprovate esigenze lavorative o da necessità, e che si trovino lungo il percorso già previsto, in modo che, in caso di controllo da parte delle forze dell’ordine, si possa esibire o rendere la prevista autodichiarazione. Resta ferma tuttavia la sospensione di tutte le cerimonie, anche religiose”.

REDAZIONE 17 apr 2020 07:30