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Roma
di PATRIZIA CAIFFA 18 ott 2022 07:39

Povertà in Italia: preoccupano i giovani

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Il commento del card. Zuppi, presidente della Cei al rapporto 2022 di Caritas su povertà ed esclusione sociale in Italia intitolato “L’anello debole” presentato ieri

“Il problema non è soltanto cercare di fare quello che si può, ma bisogna fare quello che serve, quello che si deve, quello che ci viene chiesto, quello che è necessario per rispondere alle tante domande”. Lo ha detto, ieri, il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, in un video messaggio, con cui si è aperta la presentazione del Rapporto su povertà ed esclusione sociale dal titolo “L’anello debole”, curato da Caritas Italiana.

“Questa è la consapevolezza che viene dalla lettura di un Rapporto ricco di dati, di storia anzitutto, di storia di persone, che sono quelle che voi conoscete, sono quelle che accompagnate in alcuni casi anche da tanto tempo – ha osservato il porporato -. Qualche anno fa mi colpì nel Rapporto proprio una certa cronicizzazione nei Centri d’ascolto, cioè il fatto che ci siano persone che continuano a venire anche dopo essere state accolte e aver trovato una soluzione ai loro problemi, senza dimenticare quelle persone che invece prendono altri itinerari. È un Rapporto preoccupante, che ci deve aiutare a scegliere e a vivere consapevolmente le settimane e i mesi difficili verso cui andiamo incontro, che richiedono e richiederanno tanta solidarietà, delle risposte rapide, perché la sofferenza non può aspettare, non deve aspettare, ma anche delle risposte che sanno guardare al futuro. Per guardare al futuro però dobbiamo capire bene il presente, altrimenti ci accontentiamo di alcune enunciazioni, oppure la visione del futuro resta del tutto staccata dai dati reali”. Di qui “la grande utilità del Rapporto, delle indicazioni che offre e quindi della visione che richiede”, ha aggiunto il cardinale che ha ringraziato la Caritas per il “Rapporto che aiuta tutti, non soltanto la Caritas, a capire e a spiegare agli altri quello che fa, a rendersi conto di quello che si fa già e che dobbiamo fare tutti, perché sia anche lo stimolo a fare di più”.
Il presidente della Cei ha sottolineato che il Rapporto presenta “dati, non parliamo di previsioni, di ipotesi, ma di dati. Qualche volta abbiamo una sorta di rimozione immediata per cui ascoltiamo alcuni dati e pensiamo ‘ma poi alla fine non è proprio così’, oppure ‘è così, va bene’, ma poi continuiamo come prima”.

Invece, “il Rapporto non ci può far continuare come prima. È come se a me dicessero: ‘Guarda, tu hai i valori sballati’, allora devi andare dal medico e ti fai curare. Questi valori sono sballati, perché vedere che quasi sei milioni di persone sono in povertà assoluta è un valore sballato nell’organismo del nostro Paese, che richiede quindi, ovviamente, dei cambiamenti, delle terapie, delle scelte, perché se continuiamo ad avere un dato così tutto l’organismo si ammala. Non è un problema di quelle persone per cui cerchiamo di fare qualche cosa, è anche una difesa di tutto l’organismo. La ‘Fratelli tutti’ e anche la consapevolezza del Covid ci aiutano a capire che non va bene accettare che ci sia un numero così alto di poveri”.

Certo, ha aggiunto, “è vero che la crisi energetica e quindi tutti gli aumenti dei costi e l’inflazione accentueranno queste condizioni di povertà estrema, ma quindi, a maggior ragione, dobbiamo essere ancora più fermi nell’indicare le soluzioni, anche nell’emergenza”. “Alcuni dati che mi hanno molto colpito sono quelli che riguardano il problema dei giovani, del sud, dell’educazione, cioè di come la povertà diventa ereditaria. Per spezzare l’anello, oppure per unire, perché il Rapporto si chiama ‘L’anello debole’ e l’anello debole lo devi rendere forte altrimenti si spezza tutta la catena. L’anello debole lo rendi forte ristabilendo l’educazione o investendo seriamente sull’educazione”. Lo ha affermato, oggi, il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, in un video messaggio, con cui si è aperta la presentazione del Rapporto su povertà ed esclusione sociale dal titolo “L’anello debole”, curato da Caritas Italiana.

“I dati che ascolterete sui giovani e sulla povertà intergenerazionale sono davvero preoccupanti e richiedono a tutti quanti noi di fare qualche cosa perché l’educazione non è soltanto quella in termini tecnici, cioè di aiutare, quella di don Milani, quella di dare la parola, di aiutare a non essere esclusi dalla scuola – e l’abbandono sappiamo che è molto alto, incredibilmente alto – ma è anche l’investimento sulla persona, la rete di educazione che è quel famoso villaggio che almeno le nostre comunità devono rappresentare e rappresentano per chiunque”, ha spiegato il porporato, chiarendo: “Un villaggio educativo, anche in termine tecnico – insisto – nel dare la fiducia e la possibilità di continuare a studiare, i mezzi per continuare a studiare e per rafforzare quell’anello sempre debole mentre l’ascensore sociale è guasto, è rotto da tempo – e pochi sono interessati ad aggiustarlo, mi sembra. C’è poi l’educazione che non viene garantita e che perpetua, quella che è quasi come una povertà ereditaria”. Per questo “c’è una dimensione che viene sottolineata, la dimensione sociale, la territorialità, la rete che si deve ricreare”. “Io penso che questo sia un grande compito delle nostre comunità e quindi delle Caritas che – ripeto qualcosa di già detto – non sono l’agenzia a cui noi esternalizziamo il compito della carità, perché la carità non si esternalizza. Voi sapete che nelle aziende per risparmiare si esternalizza, ma noi non possiamo esternalizzare perché saremo e siamo interrogati su questo e la carità coinvolge tutti e le Caritas devono aiutare a coinvolgere tutti quanti”, ha precisato il presidente della Cei.

PATRIZIA CAIFFA 18 ott 2022 07:39