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di M. CHIARA BIAGIONI 07 ago 2017 11:29 Ultimo aggiornamento 03 ago 2017 11:29

Gli italiani scelgono i santoni

I dati della ricerca del Cesnur: sono tanti gli italiani che si affidano alle mani dei “santoni”

Come si entra nella ragnatela di un santone?

Di solito a seguito di necessità spirituali o esistenziali carenti. La persona sta male, non ha lavoro, ha perso qualche familiare caro, ha una malattia inguaribile.

Le prova tutte e poi, a un certo punto, prova anche a rivolgersi a una persona perché ha fama di santità o fama di guaritore o perché ha sentito parlare di questo soggetto da qualcuno della propria cerchia familiare o amicale. Ha saputo che magari ha dei doni specifici. Allora uno va, si mette in coda, viene visitato, ascoltato o “terapeutizzato”. Alla fine lascia un’offerta e se la sua vicenda personale o la sua patologia migliora, la persona guarita attribuirà questo beneficio alle doti guaritrici del guro, del santone, della persone carismatica. A quel punto si crea quello che i sociologi chiamano la “cult audience”, cioè un ambiente favorevole attorno ad una leadership.

Quali sono i segnali che indicano che qualcosa non va e che ci si trova addirittura di fronte a qualcosa che può mettere in pericolo?
Quando diventa esplicito il ricorso a uno scambio economico. Che non è l’offerta. È piuttosto quando – come spesso accade in questi luoghi – alla porta di ingresso c’è una persone seduta che riscuote soldi. Il secondo segnale è la prossimità comportamentale del leader carismatico che si rapporta alla persona con un approccio al corpo esplicito.

Mi tocca in maniera impropria

e io anche se in quel momento penso di poter attribuire questo approccio a una volontà guaritrice, nella mia coscienza capisco che c’è qualcosa di impudico. Questo segnale capita più frequentemente rispetto allo scambio economico. È un chiaro campanello di allarme, anche se l’utente purtroppo non necessariamente si mette sull’autodifesa perché è più forte in lui l’esigenza di guarire che lo porta a mettere nella anticamera della propria coscienza questo comportamento.


Chi è la vittima e come è possibile cadere in queste trame?
La vittima è anzitutto una persona che ha un grande bisogno di conforto, materiale, spirituale, psicologico, fisico-medico. È una persona che si trova nella condizione di mettersi nelle mani di chiunque perché le altre agenzie, la sanità, la Chiesa, i servizi sociali, per mille ragioni non sono riuscite ad aiutarla. Penso soprattutto alle fragilità causate dalla depressione che è una patologia strisciante e molto diffusa. Queste persone sono talmente fragili che non hanno gli strumenti per autodifendersi autonomamente e accettano qualunque cosa li faccia stare meglio o potenzialmente meglio.

Come si auto-organizza il fenomeno?
Queste realtà non sono movimenti sociali organizzati. E l’organizzazione sociale offre garanzie di sicurezza, con ammortizzatori interni che fanno sì che non si possa giungere esplicitamente all’abuso.

Noi specialisti chiamiamo questo fenomeno “terziario”: si tratta, cioè, di realtà fluide che si organizzano attorno a una leadership.

Non attorno a un testo sacro, a un culto, a una dottrina, a una genealogia di maestri. È il signor tale, che ha o crede di avere i suoi doni e che a un certo punto per le avventure della vita, ha deciso di mettersi su piazza, e ha guarito uno, ha fatto stare meglio l’altro e la voce della sua santità si è diffusa. Prendiamo il caso specifico di Catania: è indicativo che sia avvenuto in un paesino della provincia e non in centro a Milano. E in un contesto socio-culturale dove alcune autodifese di tipo culturali non ci sono, il fenomeno ha più possibilità di diffondersi.

Quanto è diffuso in Italia?

Non ci sono dati statistici ma direi molto. Non ci sono dati perché per definizione questi fenomeni sfuggono al censimento. Si va dal mago a pagamento al guaritore, a quello che legge le carte. I livelli sono diversi. C’è chi organizza un grande business e chi a casa sua fa le carte alle persone.

In tutto questo lo Stato come interviene?
La legislazione vigente ha gli strumenti per contrastare questi fenomeni. La circonvenzione di incapaci è un reato in Italia come sono reati l’abuso sessuale e l’illecita professione di guaritore. Per cui non si tratta di inventare nuovi leggi per perseguire un santone.

Come si può allora contrastare il fenomeno?
Con una maggiore attenzione da parte delle agenzie sociali, nei territori, dai servizi sociali, alla parrocchia, ai mezzi d’informazione, alla stazione dei carabinieri. Tutti sono chiamati a essere attenzionati di fronte a quello che succede nella periferia. Nello stesso tempo, tutti sono chiamati a prendere sul serio le voci che inevitabilmente girano attorno a certi ambienti. E infine sarebbe bene svolgere indagini anche preventive rispetto al reato.

M. CHIARA BIAGIONI 07 ago 2017 11:29 Ultimo aggiornamento 03 ago 2017 11:29