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Vigevano
di LUCIANO ZANARDINI 25 gen 2018 09:03

Olivelli sugli altari

Il 3 febbraio a Vigevano viene beatificato Teresio Olivelli. In un libro di mons. Rizzi i tratti peculiari

“Non posso lasciarli soli, vado con loro”. In questa frase è riassunta l’esistenza di Teresio Olivelli (1916-1945), il samaritano dei deboli. Mons. Paolo Rizzi, postulatore della causa di beatificazione, ha curato con l’Associazione Nazionale Alpini una pubblicazione agile edita da Effatà in vista della beatificazione del 3 febbraio. Il titolo riprende l’affermazione di Olivelli che scelse di finire nel campo di concentramento di Hersbruck per non abbandonare i compagni di sventura. Teresio, volontario in Russia con gli Alpini, aveva “lo sguardo innamorato di tutti, nessuno escluso. Perfino dei suoi aguzzini” scrive nella prefazione Sebastiano Favero, presidente dell’associazione nazionale Alpini. Esemplare la sua frase: “Il carcere è pieno di Dio”. Dopo don Gnocchi, gli Alpini possono annoverare tra le loro fila un altro beato. Olivelli è stato socio di Azione Cattolica, docente, rettore di un collegio universitario, funzionario statale, soldato, deportato, esponente del fascismo e della Resistenza. “In tutte le stagioni della sua vita – commenta Rizzi – si è sforzato di non lasciare soli quanti erano nel dolore e nelle difficoltà, ma è sempre andato con loro, facendosi compagno di strada, condividendone le fatiche della vita: si sentiva chiamato a questa speciale missione”. “Giorno e notte lo si vedeva andare in giro alla ricerca di coloro che fossero stati feriti per dare loro le cure necessarie e arrecare il conforto della fede e tutto faceva con grande spirito di abnegazione, mettendo a repentaglio la propria vita”. La vicenda resistenziale di Olivelli denota con chiarezza che la tensione morale è l’elemento predominante della sua ribellione. In Russia – continua Rizzi – si distingue non per le imprese militari ma per i gesti di carità eroica”. Non appartenne neppure alle formazioni armate dislocate in montagna. Forse sarebbe stata più opportuna una medaglia al valor civile e non militare come invece gli venne attribuita nel 1953. “Era andato in Russia come alpino per scopi umanitari e di solidarietà cristiana, ma in lui non è mai stata presente una predisposizione per la vita militare. “Vuole contribuire alla riconquista della libertà e ad un futuro di giustizia e di pace non da uomo in armi ma con le ‘armi’ del Vangelo, amore, pace, riconciliazione e fraternità”. Fecondi i contatti con la realtà bresciana (i primi avvennero il 12 novembre del 1943): era affascinato dall’opera spirituale, culturale ed educativa portata avanti dai Padri della Pace.

Il modello. “Questo giovane che muore in un lager nazista a soli 29 anni, è modello per quei fedeli laici che desiderano essere protagonisti nella Chiesa e nel mondo. “La vocazione laicale di Olivelli – spiega mons. Paolo Rizzi – si esprime soprattutto nell’impegno sociale svolto alla luce dell’approfondimento culturale, tenendo ben presenti soprattutto i giovani. C’è nel suo pensiero e nella sua azione una costante attenzione ai deboli, agli ultimi, ai poveri. È stato definito il protettore dei più deboli: alpino, docente, militare, resistente, deportato, portò a tutti il suo aiuto e il suo affetto, perché credeva profondamente nella rivoluzione dell’amore”.

La spiritualità. “La radice e l’anima di tutta l’azione di questo fedele laico – conclude il postulatore – è la sua intensa spiritualità. La sua fedeltà a Cristo l’ha spinto alla piena e totale fedeltà all’uomo, fino al dono della vita; la sua spiritualità corrisponde alla missione dei fedeli laici, che è quella di rendere testimonianza al Vangelo nel mondo, animando le realtà temporali. Olivelli lo fa in modo straordinariamente incisivo e fecondo, senza paura di ‘sporcarsi le mani’ con le iniquità di un periodo difficile per l’Italia, al fine di irradiare ovunque il senso del divino, pagando di persona. La sua testimonianza indica l’unica via possibile perché l’uomo resti uomo: l’amore per il prossimo, che scaturisce dall’amore per Dio”.

LUCIANO ZANARDINI 25 gen 2018 09:03