Il lavoro, radice di libertà
Alla vigilia della Festa del Primo Maggio le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Brescia piange l’ennesima vittima sul lavoro. Ieri, a Soresina, nel Cremonese, all’interno di un cantiere ha perso la vita un operaio di 35 anni di origini egiziane residente a Coccaglio. Con le cause dell’incidente che ha portato alla morte del giovane, nel corso di lavori per la ristrutturazione di un parcheggio, ancora in fase di accertamento, tornano di stretta attualità le parole pronunciate poche ore prima dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso di una visita farmaceutica a Latina. Il Capo dello Stato, ricordando che il 28 aprile è la data scelta dall’Organizzazione internazionale del lavoro per celebrare la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, ha parlato di questa drammatica urgenza in termini di “tema fondamentale di civiltà” e dinanzi alle centinaia di morti sui luoghi di lavoro che continuano a registrarsi in Italia (l’ultimissima in ordine di tempo quella di ieri) “non sono tollerabili né indifferenza né rassegnazione”. La drammatica situazione chiede, invece, un’intensificazione degli impegni per la sicurezza nel lavoro, uno sforzo che “riguarda le istituzioni, riguarda le imprese, riguarda i lavoratori”, perché, ha ricordato ancora Mattarella, fine del lavoro “non può essere quello di consegnare alla morte”, ma essere “indice di sviluppo, motore di progresso, sia strumento per realizzarsi come persona. Il lavoro non può separarsi mai dall’idea di persona, dalla unicità e dignità irriducibile di ogni donna e di ogni uomo”.
A poche ore dalla Festa del Lavoro il Presidente della Repubblica ha ricordato che il lavoro “è radice di libertà, ha animato la nostra democrazia, ha prodotto eguaglianza e, dunque, coesione sociale”. Per questo il lavoro richiama e sollecita la corresponsabilità, la solidarietà. “È stato- sono ancora le considerazioni del Capo dello Stato che, per altro, rimandano anche alle riflessioni dei vescovi italiani affidate al messaggio “Il lavoro, un’alleanza sociale generatrice di speranza” - il vettore più potente di giustizia, di mobilità sociale, di costruzione del welfare”.
Ricordando come il futuro del lavoro sia già cominciato con la potente irruzione in questo mondo dell’intelligenza artificiale, Mattarella ha messo in guardia da nuovi, possibili, rischi “derivanti – sono state le sue parole al proposito - dalle prospettive di ampio ricorso ai dazi, antica forma di prove di forza, che possono ostacolare il diritto all’accesso alle cure, alla salute, per ogni popolo del mondo, specialmente i più poveri e fragili”. Prospettive, ha continuato, che producono effetti negativi sull’economia globale.
Il Presidente della Repubblica ha messo in guardia anche da un altro aspetto preoccupante che sta interessando il mondo del lavoro italiano, che in termini in occupazionali sta dando qualche segnale di ripresa: quello del lavoro povero, per altro denunciato nei giorni scorsi anche dall’Istat. L’Italia, ha sottolineato “si distingue per una dinamica salariale negativa nel lungo periodo, con salari reali inferiori a quelli del 2008”, nonostante l’avvenuta ripresa a partire dal 2024. Questo mentre, a partire dal 2022, la produttività è cresciuta. Sappiamo tutti come le questioni salariali siano fondamentali per ridurre le disuguaglianze, per un equo godimento dei frutti offerti dall’innovazione, dal progresso. Salari inadeguati sono un grande problema, una grande questione per l’Italia”.
Incidono, ha rimarcato ancora il Presidente della Repubblica, anche sul preoccupante calo demografico, perché i giovani incontrano difficoltà a progettare con solidità il proprio futuro. Resta, inoltre, alto il numero di giovani, con preparazione anche di alta qualificazione, spinti all’emigrazione.
A fronte di questa analisi, Mattarella ha ricordato la necessità di un dialogo sempre più intenso tra imprese e sindacati. “Conviene sempre – sono le considerazioni con cui ha chiuso il suo intervento - investire nel dialogo, aiuta a raggiungere mete di progresso, come è stato con l’invenzione, nel secolo scorso, dello Stato sociale. È questo un tema fondamentale dell’agenda pubblica. Tutto attorno a noi cambia velocemente. Tanti lavori di qualche decennio or sono non esistono più. Nuove occupazioni si affacciano. E altre ancora sorgeranno presto nella società. Quel che non tramonta è il carattere del lavoro, come espressione della creatività e della dignità umana”.
