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Milano
di ALESSANDRO MENNI 06 lug 2018 08:54

Il tempo scade, Italia, coraggio

Incontrando il Centro De Gasperi di Castegnato, Ferruccio De Bortoli ha offerto uno sguardo attento sulla realtà politica, sociale, culturale ed economica

Giornalista di formazione economica, Ferruccio De Bortoli ha diretto il Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore. Attualmente è presidente della Casa Editrice Longanesi e dell’Associazione Vidas di Milano che da 35 anni offre un’assistenza completa e gratuita ai malati terminali. Nei mesi scorsi ha incontrato il Centro De Gasperi di Castegnato. Dal suo osservatorio ha esercitato lo sguardo sulla realtà politica, sociale, culturale ed economica. Nel suo ultimo libro Poteri forti o quasi, dedicato a Walter Tobagi, giornalista assassinato dalla “Brigata XXIII marzo”, e a Maria Grazia Cutuli, anch’essa giornalista uccisa in Afghanistan nel 2001, De Bortoli sottolinea che viviamo in un periodo nel quale c’è tanta eccitazione tecnologica ma poco spirito critico.

La situazione italiana è delicata ma non unica e nemmeno necessariamente tragica. “Siamo di fronte a due populismi che io chiamo ad ‘alta digeribilità’ e si tratta da una parte di un fatto negativo, perché nessuno si farebbe impiccare per le proprie idee, ma anche di uno positivo perché disposti a cambiarle. Abbiamo due formazioni populiste che raggiungono, sommate, il 50% dei voti; si tratta di un’anomalia, ma fino a un certo punto: anche in Francia quando venne eletto Macron i risultati erano simili”.

Sul fronte delle pensioni, De Bortoli non si schiera certamente con quelli che butterebbero all’aria la legge Fornero. “Significherebbe mettere a serio rischio la tenuta dei conti pubblici e il Presidente della Repubblica dovrebbe essere in grado di bloccare tutto”. L’esempio interessante di ripresa economica arriva dal Portogallo che, nel 2011, “era sull’orlo del fallimento”. Lì il Presidente della Repubblica ricordò alle forze in campo gli impegni presi come nazione a livello europeo. Il debito pubblico è una questione seria che non si può sottovalutare nel contesto continentale: “I tedeschi hanno ragione a ritenere il debito una colpa perché altrimenti i passivi vengono fatti per poi essere scaricati sugli altri. All’inizio della crisi l’indebitamento estero delle banche era il doppio di adesso, però il debito italiano era al 116% mentre ora è al 132%. Prima di entrare nell’Unione Europea, se avessimo mantenuto l’avanzo primario al 4% (adesso è all’1,9%), e non fosse stato disperso da Berlusconi e Renzi, probabilmente oggi avremmo un debito inferiore al 90%, ovvero, in linea con la media europea. Avremmo circa 30 miliardi per investire nel nostro Paese e creare posti di lavoro”.

Ma la critica è rivolta anche alla scarsa intraprendenza del nostro Paese che stenta a investire adeguatamente: “Non abbiamo recuperato i livelli di occupazione e reddito del 2008, ma ciò che più stupisce è che dove è stato lasciato spazio agli Enti locali per gli investimenti ci si è trovati davanti all’incapacità di investire. Dovremmo guardare all’economia per gli investimenti e non per i bonus. Dal punto di vista patrimoniale siamo più sicuri, più solidi e più attrezzati, ma se la situazione dovesse precipitare questo metterebbe a rischio anche la solidità patrimoniale delle famiglie che negli ultimi tempi hanno sempre pensato a risparmiare”. De Bortoli, infine, lancia un incoraggiamento e un monito: “L’Italia, si sa, è brava ad arrangiarsi (non è mai andata in default) e troverà una soluzione, ma non ha un tempo illimitato: il termine dell’ombrello monetario della Bce è vicino e, soprattutto, bisogna preoccuparsi del buffer (le giacenze di prodotti detenute allo scopo di smorzare l’impatto delle oscillazioni di prezzo) per mostrare l’interesse riguardo la discesa del debito”. “Non avere un governo forte – conclude il giornalista – ci può rendere estremamente deboli nel fissare le nuove regole dell’Unione Europea. Movimento 5 Stelle e Lega non devono continuare a promettere ciò che non si possono permettere”.

ALESSANDRO MENNI 06 lug 2018 08:54