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Bruxelles
di GIANNI BORSA 22 nov 2018 08:01

La Commissione Ue boccia la manovra

L'esecutivo comunitario ha presentato le sue osservazioni sui conti pubblici e le economie dei Paesi membri dell'Unione. Ancora una volta l'attenzione si è concentrata sull'Italia, che ora rischia la procedura d'infrazione. Sarebbe necessario proseguire le riforme avviate in passato, tenere i conti in ordine e di sostenere la crescita con reali misure espansive e di lungo periodo.

Deficit eccessivo, debito pubblico elevato e fuori dalle regole, stop alle riforme avviate negli anni recenti, interventi (ad esempio sulle pensioni) che possono innescare ulteriore debito, mancanza di progetti e investimenti di lungo periodo per rilanciare la crescita. Sono le principali osservazioni che provengono dalla Commissione Ue che oggi, a Bruxelles, ha bocciato la manovra finanziaria italiana, lasciando intravvedere l’avvio di una procedura per infrazione. Da Roma il governo replica duramente, ma di fatto l’Italia si ritrova isolata sul fronte economico, senza il sostegno di alcuno dei Paesi membri dell’Unione. La manovra peggiorerà, secondo il commissario Valdis Dombrovskis la situazione del Belpaese: “Continuiamo a credere che questo bilancio crei rischi per i cittadini, le imprese e i contribuenti italiani: stiamo prendendo delle decisioni nel loro interesse”.

La Commissione europea ha presentato – nell’ambito della procedura del Semestre europeo – le priorità economiche e sociali dell’Unione per il 2019, fornendo gli attesi pareri sui documenti programmatici di bilancio e confermando l’esistenza, per l’Italia, di una “inosservanza particolarmente grave” del Patto di stabilità e crescita. Adottando, infatti, i pareri in cui valuta la conformità al Patto degli Stati membri della zona euro si legge: “Per quanto concerne l’Italia, dopo aver valutato il documento programmatico di bilancio rivisto presentato il 13 novembre, la Commissione conferma l’esistenza di una inosservanza particolarmente grave della raccomandazione rivolta all’Italia dal Consiglio il 13 luglio 2018”.Nelle successive occasioni di confronto e chiarimento (compresa la lettera spedita dal ministro Giovanni Tria), non sarebbero giunte alla Commissione rassicurazioni adeguate.C’è ora attesa per l’incontro tra il premier Giuseppe Conte e il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, fissato per sabato 24 novembre. E inoltre le odierne osservazioni giunte dalla Commissione dovranno passare ancora al vaglio del Consiglio dei ministri Ue. Resta il fatto che il contenzioso aperto tra Roma e Bruxelles è di evidente gravità, con ricadute sui mercati e sui risparmi degli italiani.

La Commissione ha dunque effettuato una nuova valutazione “della presunta non conformità dell’Italia con il criterio del debito”, si legge in una nota emessa oggi. “Il debito pubblico dell’Italia, che nel 2017 era pari al 131,2% del Pil, l’equivalente di 37mila euro per ogni abitante, supera il valore di riferimento del 60% stabilito dal trattato. Questa nuova valutazione si è resa necessaria poiché i piani di bilancio dell’Italia per il 2019 modificano in maniera sostanziale i fattori significativi analizzati dalla Commissione lo scorso maggio”. L’analisi illustrata nella nuova relazione a norma dell’articolo 126, paragrafo 3, del trattato, sottolinea in particolare tre aspetti: anzitutto “il fatto che le condizioni macroeconomiche, nonostante il recente intensificarsi dei rischi di revisione al ribasso, non possono essere invocate per spiegare gli ampi divari dell’Italia rispetto al parametro di riduzione del debito, data una crescita del Pil nominale superiore al 2% dal 2016”; secondo, “il fatto che i piani del governo implicano un notevole passo indietro sulle passate riforme strutturali volte a stimolare la crescita, in particolare sulle riforme delle pensioni adottate in passato”; terzo fattore, “soprattutto il rischio di deviazione significativa dal percorso di aggiustamento raccomandato verso l’obiettivo di bilancio a medio termine nel 2018 e l’inosservanza particolarmente grave per il 2019 della raccomandazione rivolta all’Italia dal Consiglio il 13 luglio 2018, stando ai piani del governo e alle previsioni d’autunno 2018 della Commissione”. Nel complesso l’analisi indica che il criterio del debito stabilito dal trattato “dovrebbe essere considerato non soddisfatto e che è quindi giustificata una procedura per i disavanzi eccessivi basata sul debito”.

“Il ciclo di coordinamento delle politiche economiche e sociali del semestre europeo per il 2019 inizia in un contesto di crescita sostenuta ma meno dinamica e in un clima di notevole incertezza”, si legge nella documentazione presentata dalla Commissione, riguardante l’Ue nel suo insieme. “Nonostante i progressi realizzati dal 2014 è necessario adoperarsi maggiormente per promuovere una crescita inclusiva e sostenibile e la creazione di posti di lavoro, rafforzando nel contempo la resilienza delle economie degli Stati membri”. A livello dell’Ue “ciò impone di prendere le decisioni necessarie per rafforzare ulteriormente l’Unione economica e monetaria (Uem)”.A livello nazionale “è urgente sfruttare l’attuale dinamica della crescita per costituire riserve di bilancio e ridurre il debito”. Valdis Dombrovskis ha aggiunto: “L’Europa attraversa un periodo di congiuntura economica favorevole, ma l’aumento dei rischi indica che queste condizioni non dureranno in eterno. È necessario che i Paesi membri facciano investimenti mirati e rinnovino gli sforzi di riforma per rafforzare i fondamenti della crescita e aumentare la produttività. Per quanto riguarda la politica di bilancio, è giunto il momento di ridurre i livelli di debito pubblico e di ripristinare le riserve di bilancio. In questo modo potremo disporre del margine di manovra di cui avremo bisogno quando si verificherà la prossima recessione”.

“Investire nelle persone”. Per la commissaria Marianne Thyssen “la ripresa economica degli ultimi anni è stata caratterizzata da una notevole creazione di posti di lavoro e la disoccupazione sta raggiungendo i minimi storici. Nel contempo aumenta il numero delle persone che partecipano al mercato del lavoro. Il tasso di attività ha raggiunto un livello record, superando perfino quello degli Stati Uniti. Adesso abbiamo le condizioni ottimali per investire di più nelle nostre società e nelle persone, in modo che questa ripresa diventi permanente e porti benefici a tutti, comprese le generazioni future”. Dal canto suo il commissario Pierre Moscovici specifica: “L’economia dell’Unione continua a crescere a un ritmo sostenuto. La consulenza sulle politiche fornita oggi dalla Commissione è volta a garantire che la nostra economia rimanga forte e diventi ancora più resiliente, perché in un contesto mondiale caratterizzato da un’incertezza crescente non possiamo dare niente per scontato. Per garantire la prosperità sostenibile della zona euro sono necessarie non solo finanze pubbliche solide ma anche economie competitive e società inclusive”.

La crescita prosegue. Secondo le previsioni della Commissione, “tutti gli Stati membri continueranno a crescere, sebbene a un ritmo più lento, grazie alla solidità dei consumi interni e degli investimenti. Salvo gravi shock, l’Europa dovrebbe essere in grado di raggiungere livelli di crescita economica superiori al potenziale, uniti a una incisiva creazione di posti di lavoro e al calo della disoccupazione”. Occorre però considerare che il quadro internazionale è meno favorevole che in passato, dovuto a instabilità politica e a rischio-protezionismo. “Le finanze pubbliche degli Stati membri della zona euro – segnala ancora la Commissione – hanno registrato un notevole miglioramento e il disavanzo pubblico aggregato della zona euro è ormai al di sotto dell’1%”. Tuttavia, “in diversi Paesi”, in primis Italia e Grecia, “il debito resta elevato. Mentre l’economia continua a crescere è necessario rafforzare le riserve di bilancio” che serviranno appunto a far fronte a una eventuale prossima recessione “e a mitigarne i potenziali effetti occupazionali e sociali”.

GIANNI BORSA 22 nov 2018 08:01