La scomparsa di Raffaella Carrà
Si è spenta ieri, all'età di 78 anni, l'artista che ha segnato la storia della televisione italiana

“Mi ha sempre colpito molto l’etica del lavoro di Raffaella Carrà, il fatto che lei non coincidesse con il suo personaggio”. In altre parole “Maria Roberta Pelloni era più importante di Raffaella Carrà, suo nome d’arte”: così Massimo Bernardini, tra i giornalisti e conduttori italiani più noti del piccolo schermo, ricorda Raffaella Carrà, al secolo Raffaella Roberta Pelloni, morta ieri all’età di 78 anni, a causa di una malattia con cui combatteva da qualche tempo.
“I nomi della sua generazione – afferma Bernardini – quasi tutti avevano in comune una ‘malattia professionale’, quella di coincidere completamente col personaggio fino ad ammalarsi del loro successo. Molti, ancora oggi, vogliono stare in video a lungo perché senza il proprio personaggio non esistono”. “Il distacco dal proprio personaggio a Raffaella glielo leggevi negli occhi: aveva una serenità che ti arrivava” ricorda il conduttore che ha avuto la Carrà più volte ospite a “Tv Talk”, il programma che analizza la televisione ed i suoi personaggi, collaborando anche con lei.
“È stata una artista preparatissima. Diplomata come attrice al Centro Sperimentale, aveva studiato danza, arrivando in televisione, come quasi tutti quelli della sua generazione, con alle spalle una preparazione più vasta di quella richiesta dalla stessa tv. Era un’epoca in cui la televisione la facevano i più bravi del Paese e ciò faceva la differenza. Una professionista di ferro. Guardando gli spezzoni delle sue trasmissioni si capisce subito che dietro ogni movimento di testa, colpo di capelli, dietro ogni mano alzata, ogni passo di danza, c’era tanto lavoro. Il suo talento era il frutto di questo lavoro. E quando non era soddisfatta del risultato ricominciava da capo”. “Per una persona popolare la tentazione di diventare come il proprio personaggio è enorme”.
Non è stato così per Raffaella Carrà, adorata anche “in Spagna, in America Latina, dal popolo delle discoteche, da generazioni di madri e di figlie, praticamente da tutti. Non è caduta nella tentazione di diventare come il proprio personaggio. La ricordo come una donna risolta, serena con se stessa che amava molto i suoi nipoti”.
“Sono profondamente colpito dalla scomparsa di Raffaella Carrà, un’artista popolare, amata e apprezzata da diverse e numerose generazioni di telespettatori in Italia e all’estero. Volto televisivo per eccellenza ha trasmesso – con la sua bravura e la sua simpatia – un messaggio di eleganza, gentilezza e ottimismo“. Così, in una dichiarazione, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricordato l’artista scomparsa ieri.

Raffaella Carra’, nella vita professionale si è pienamente realizzata, ha conosciuto un successo straordinario sia in Italia che all’estero. Nella vita privata, invece, nessun figlio, nessun marito. Si direbbe, che il vuoto e la solitudine siano stati i suoi veri compagni di viaggio sulla scena di questo mondo, che passa molto in fretta. Nella sua vita ha fatto del bene a molte persone, distinguendosi soprattutto nel campo delle adozioni dei bambini a distanza. Non mancano, nella sua produzione artistica, alcune ombre, come la canzone satana, nella quale, simulando l’innamoramento per un uomo dagli occhi blu lo chiama satana: “… Portami all'inferno, Pago per amore, Lascio tutto e vengo via con te…”. Sono dell’idea che questa canzone sia stato solo tutto un gioco di parole, sebbene pericoloso, ma che poi, nella realtà, si sia invece lasciata prendere per mano dal Signore. Per chi ha amato il prossimo e il Signore, come lei ha dimostrato nei fatti, il bene vince sempre.