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Roma
di REDATTORESOCIALE.IT 02 nov 2022 07:42

Migrazioni in ripresa dopo la pandemia

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Pubblicato il report Istat su “Cittadini non comunitari in Italia. Anni 2021-2022". un'ampia sintesi su www.redattoresociale.it

Nel 2021 sono stati rilasciati 241.595 permessi di soggiorno, oltre 135mila in più rispetto al 2020. I flussi in ingresso sono tornati ai livelli pre-pandemia ma non c’è stato un vero e proprio recupero, nonostante una notevole crescita dei permessi per lavoro, di cui hanno beneficiato in maniera rilevante i cittadini ucraini. A dirlo è l’Istat, che pubblica il report su “Cittadini non comunitari in Italia. Anni 2021-2022”.
In generale, con lo scoppio del conflitto in Ucraina, che ha spinto molte persone a lasciare il paese, la comunità ucraina in Italia ha visto ingrossare le proprie file. A fine settembre 2022 sono 159mila le richieste di protezione temporanea di persone in fuga. In calo dell’8% le acquisizioni di cittadinanza tra il 2020 e il 2021. I nuovi cittadini italiani sono soprattutto di origine albanese e marocchina.

Nel corso del 2021 sono stati rilasciati in Italia 241.595 nuovi permessi di soggiorno, con un aumento del 127% dopo il minimo storico registrato l’anno precedente a causa della pandemia. L’incremento riporta il numero di ingressi sui valori registrati nel 2018.
Sono tornati a crescere i nuovi documenti concessi per asilo: ne sono stati emessi quasi 31 mila (+129% rispetto al 2020), un numero superiore anche a quello registrato nel 2019. Tuttavia, in termini relativi i permessi per asilo e altre forme di protezione hanno, sul totale dei nuovi rilasci, una minore importanza rispetto al 2019 (12,8% contro 15,6%) perché, a seguito del provvedimento di regolarizzazione emanato nel 2020 (art. 103 del D.L. 34 del 2020), sono cresciuti notevolmente i permessi per lavoro. Nel 2021 sono infatti 51.019 i nuovi documenti rilasciati per lo svolgimento di attività lavorativa, più di quanti ne erano stati emessi in tutto il quadriennio precedente (meno di 48.500), e rappresentano oltre il 21% dei nuovi permessi rilasciati, una quota record visto che dal 2015 non avevano mai superato il 10% del totale dei nuovi rilasci.
I permessi per studio concessi, pari a 17.603 nel 2021, risultano più che raddoppiati rispetto all’anno precedente ma non sono ancora tornati ai livelli del 2019 e del 2018, quando superavano i 20 mila. Raddoppiati anche i permessi per famiglia che tornano sopra le 122 mila unità e fanno registrare, in termini assoluti, il picco più alto dal 2012 a oggi.
Il numero di nuovi ingressi cresce per tutte le principali collettività ma il primato spetta all’Ucraina che registra un +209% tra il 2020 e il 2021 (contro un aumento medio di +127%), l’incremento più alto tra le prime dieci collettività. Per i cittadini ucraini in valore assoluto passano da 3.264 a 10.087, in larga parte rilasciati per motivi di lavoro: rappresentano infatti oltre il 52% di quelli nel complesso concessi nell’anno a persone di questa cittadinanza.

Altra novità, conseguente alla Brexit, è la presenza del Regno Unito tra le prime dieci collettività non comunitarie per numero di ingressi. “Si può però ipotizzare che dietro a una quota elevata di ‘nuovi documenti’ ci siano in realtà individui, già da tempo presenti sul territorio italiano, i quali hanno dovuto richiedere un documento di soggiorno a seguito dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea”, precisa l’Istat.
Escono invece dalla graduatoria gli Stati Uniti per i quali la nutrita presenza studentesca non ha ancora ripreso i livelli del periodo precedente la pandemia. In generale, per tutte le prime dieci collettività, il principale motivo di ingresso in Italia è il ricongiungimento familiare (a cui si riferisce quasi il 73% degli ingressi di cittadini marocchini durante il 2021). Fanno eccezione il Pakistan, i cui cittadini richiedono maggiormente protezione internazionale (oltre il 41% dei nuovi documenti rilasciati), e la Nigeria (oltre il 39%). Per la Cina tornano elevati gli ingressi per studio che coprono il 29,8% dei permessi emessi nel 2021. Molto rilevanti per alcune cittadinanze anche i permessi rilasciati per motivi di lavoro che vedono in testa alla graduatoria, oltre l’Ucraina, anche India (37,7% del totale dei nuovi ingressi) e Cina (circa il 30,6%).

Nel 2021 sono quasi 31 mila i nuovi permessi per motivi connessi alla protezione internazionale. La maggior parte dei nuovi documenti è stata concessa a cittadini del Pakistan (6.090), seguiti a distanza dai cittadini del Bangladesh (quasi 5.000) e della Nigeria (3.057). I flussi in ingresso sono in netta ripresa (+129%) rispetto all’anno precedente, periodo che ha scontato fortemente gli effetti della pandemia. Durante il 2021 è tornata a crescere la rilevanza di flussi di persone in cerca di protezione provenienti dall’Africa (Egitto, Mali e Costa D’Avorio), mentre hanno perso importanza relativa gli ingressi dai paesi dell’America Latina (in particolare Venezuela e Colombia) che avevano avuto un ruolo primario nel 2020.

Tra il 2021 e il 2022 i cittadini non comunitari con regolare permesso di soggiorno in Italia sono aumentati di quasi il 6%, passando da 3.373.876 al 1° gennaio 2021 a 3.561.540 al 1° gennaio 2022. L’incremento ha interessato tutte le collettività a eccezione dei cittadini della Moldova che restano sostanzialmente stabili rispetto al 2021. La crescita più consistente si registra per gli egiziani e i cittadini di Bangladesh e Pakistan. Le persone con permesso di soggiorno in Italia hanno un’età media di poco più di 35 anni e una struttura di genere nell’insieme equilibrata (nel 49% dei casi si tratta di donne), anche se poi si riscontrano evidenti sbilanciamenti tra i sessi all’interno delle singole collettività: tra i cittadini di un paese europeo le donne rappresentano oltre il 59% mentre sono circa il 39% tra le comunità africane.
I minori sono quasi il 21% dei cittadini regolarmente presenti, una quota decisamente più alta di quella riferita alla popolazione residente italiana che è pari al 15,3%. L’incidenza di bambini e ragazzi sul totale delle presenze è particolarmente rilevante nelle comunità dell’Africa del Nord (circa il 28% del totale), soprattutto in quella egiziana (quasi il 33%). All’opposto le persone con più di 60 anni rappresentano in media poco più del 10% del totale ma si arriva quasi al 29% tra i cittadini dell’Ucraina.

Nel 2021 sono state 121.457 le acquisizioni di cittadinanza registrate in Italia, oltre 10mila in meno rispetto all’anno precedente. Nel 90% dei casi (circa 109.600) si tratta di cittadini precedentemente non comunitari. Quanto alle motivazioni, il 41% delle acquisizioni della cittadinanza è avvenuto per residenza, l’11,9% per matrimonio. Tra le altre motivazioni resta molto rilevante la trasmissione del diritto dai genitori ai figli minori. In generale le donne rappresentano il 49,6% di coloro che hanno acquisito la cittadinanza italiana nel 2021 ma arrivano a oltre l’81% tra chi l’ha ottenuta per matrimonio.

Al 1° gennaio 2021 sono 1.470.680 i cittadini di origine straniera che hanno acquisito la cittadinanza italiana, non comunitari nell’83,3% dei casi. Le donne rappresentano il 56,3% del totale. Considerando le origini, il 18,4% è albanese e il 15,5% marocchino. Per il resto la composizione per paesi non comunitari di precedente cittadinanza è piuttosto frammentata e nessun’altra origine supera il 4% dei nuovi cittadini.

I nuovi cittadini sono fortemente concentrati in sei regioni del Centro-nord: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Lazio e Toscana che da sole ospitano il 73,5% di coloro che hanno acquisito la cittadinanza italiana e vivono in modo stabile nel Paese all’inizio del 2021. Solo in Lombardia risiede un quarto (il 25,5%) dei nuovi cittadini. Peculiare il caso del Brasile per cui i nuovi cittadini sono molti di più degli stranieri residenti in Italia: 930 ogni 100.

REDATTORESOCIALE.IT 02 nov 2022 07:42