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Milano
di AGENSIR 29 set 2023 06:43

Misure che si basano su paure infondate

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Il Governo ha varato un decreto per arginare il fenomeno migratorio, ma c'è chi, dati alla mano, considera fuorvianti le premesse di partenza

Insieme alla Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza, che prevede un maggior deficit per ricavare le risorse da destinare alla legge di bilancio, il Consiglio dei ministri presieduto dalla premier Giorgia Meloni nei giorno scorsi ha varato anche nuove norme sui migranti, con un forte accento su controlli ed espulsioni.
Nel decreto-legge sui migranti si stabilisce che per “gravi motivi” di sicurezza possano essere espulsi con provvedimento del prefetto anche gli immigrati “lungo soggiornanti” (il ministro dell’Interno deve darne preventiva notizia al premier e al ministro degli Esteri) e per gli stessi motivi si può vietare il reingresso della persona che abbia presentato ricorso contro l’espulsione nelle more della decisione sul ricorso stesso. Le domande di asilo successive alla prima non bloccheranno il procedimento di espulsione. Nel caso di minori sono previsti controlli più rapidi per verificare l’età anche attraverso controlli “antropometrici” (per esempio radiografie) disposti dalla procura del competente Tribunale dei minori. In caso di dichiarazione falsa la persona può essere condannata per il relativo reato e questo può comportare l’espulsione.

Queste e altre misure contenute nel decreto sono state assunte dal Governo per cercare di arginare arrivi e sbarchi che negli ultimi mesi sono cresciuti in modo evidente.

C’è, però, chi, come Maurizio Ambrosini, docente di sociologia delle migrazioni dell’Università degli studi di Milano, considera che le queste siano state adottate su basi “culturali” errate. “La roboante richiesta di fermare a tutti i costi i flussi di profughi che approdano in Italia via mare – scrive il docente in una nota pubblicata dall’Agenzia Sir - si regge su due premesse accettate da gran parte dell’opinione pubblica: che si tratti di un fenomeno eccezionale, tale da comportare numeri enormi d’ingressi, e che non esistano di fatto alternative al suo contenimento, ricorrendo a misure drastiche, eventualmente anche lesive dei diritti umani. Entrambe le premesse sono infondate”. Sono i fatti e i numeri, secondo Ambrosini, a dirlo.

“Potrà stupire qualcuno- si legge nella nota - ma i numeri dell’immigrazione sono stazionari in Italia da una dozzina d’anni, intorno ai 5,3 milioni di residenti regolari, più 4-500.000 soggiornanti irregolari stimati. I flussi in ingresso non si sono mai ripresi dalla crisi economica del 2008. In più, la maggior parte dei residenti sono donne, quasi la metà sono europei, e la religione nettamente prevalente è quella cristiana nella varie denominazioni, con gli ortodossi in testa”.

Rifugiati e richiedenti asilo, sono ancora i dati del docente, arrivavano a fine 2022 a quota 340mila, compreso un 40% di profughi ucraini. “Oggi – scrive - saranno forse 400mila o poco più: meno di decimo del totale. Sempre con una robusta componente ucraina. L’Ue, nel complesso accoglie meno del 10% dei rifugiati del mondo, ucraini a parte”.

Gli sbarchi dal mare sono un fatto molto visibile e drammatico, ma non sono una novità. Si verificano, ricorda Ambrosini, da una trentina d’anni, con alti e bassi, tanto è vero che già negli anni ’90 Lampedusa ricevette la medaglia d’oro al valor civile per il suo impegno nell’accoglienza. Tra il 2015 e il 2017 gli arrivi dal mare sono stati più o meno in linea con quelli attuali, superando i 150mila all’anno.

Inoltre, altri Paesi ospitano molti più rifugiati dell’Italia, compresi quelli che transitano attraverso il nostro territorio. Nel 2022, l’Italia ha ricevuto 77.000 domande di asilo su 965.000 in tutta l’Ue, circa l’8%, la Germania più di 200.000, la Francia e la Spagna oltre 100mila.

“L’emergenza  - continua la nota di Ambrosini - quindi è nel nostro affanno, nel nostro sguardo carico di apprensione e di paura, nella nostra incapacità di allestire un sistema di accoglienza ordinato, in grado di svuotare rapidamente l’approdo di Lampedusa per redistribuire le persone accolte. Stride la reazione verso i rifugiati in arrivo dal Sud del Mediterraneo con l’accoglienza generosa verso i profughi ucraini: 4 milioni in Europa, circa 170mila in Italia”.

Per il docente dell’Università degli Studi di Milano è importante poi perseguire delle strade alternative alla caotica accoglienza attuale. La prima – afferma - consiste nel far transitare nella categoria dei lavoratori i profughi idonei al lavoro, opportunamente formati: si risolverebbe sia il problema delle aziende a caccia dei lavoratori, sia quello dei rifugiati in cerca di una vita dignitosa. La seconda soluzione riguarda il potenziamento di altri dispositivi di ingresso: reinsediamenti, sponsorizzazioni private o comunitarie, corridoi umanitari. Tutte soluzioni già sperimentate e funzionanti a livello internazionale, ma con numeri ancora insufficienti. Consistono nel far arrivare le persone oggi precariamente ospitate nei campi profughi del Sud del mondo, in altri paesi disponibili ad accoglierli, in base a una lista di priorità. Lo possono e devono fare anzitutto gli Stati, (100mila reinsediamenti all’anno, in media, a livello mondo), ma potrebbero contribuire anche associazioni, comunità religiose, enti locali, imprese. E auspicabilmente, alleanze tra soggetti pubblici e privati. In Canada con queste formule sono state accolte nel tempo 300mila persone, tra cui negli scorsi anni 40mila  profughi siriani.I corridoi umanitari organizzati dalle Chiese cattolica e protestante hanno accolto in Italia e in Europa 5.000 persone: un seme ancora piccolo, ma promettente. Si tratta di farlo crescere, contrastando i megafoni di un’emergenza che non c’è nei numeri, ma nei nostri atteggiamenti politici e mentali”.

AGENSIR 29 set 2023 06:43