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Brescia
di M.VENTURELLI 30 giu 2015 00:00

Aib: salta il confronto Squinzi-Marchionne ma non la ricetta per il Paese

La sciatica ha impedito la presenza dell'amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles, momento centrale dell'assemblea dell'Associazione industriale bresciana

Con grande abilità Marco Bonometti, presidente di Aib, era riuscito nell'intento di mettere intorno allo stesso tavolo, quello dell'annuale assemblea dell'associazione di via Cefalonia, Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria e Sergio Marchionne, ad di Fiat Chrysler Automobiles, l'uomo che proprio a Confindustria aveva girato le spalle, ma che il numero uno degli industriali bresciani considera leader indiscusso di un modo nuovo di fare impresa, un modo che pur senza vivere di assistenzialismo e di privilegi riesce a vincere sul campo sfide che appaiono impossibili.

Il confronto, invece, è saltato perché il manager delle sfide impossibili a dovuto soccombere al più umano dei limiti: un banale attacco di sciatica. E così la platea degli industriali bresciani, riunita alla fiera di Brescia, ha dovuto accontentarsi dell'ultima nata in casa Marchionne, la nuova Alfa Romeo Giulia.

L'annuale assise di Aib ha finito col perdere buona parte della sua carica perché sarebbe stato interessante ascoltare il confronto tra l'istituzione, tra chi, come ha più volte dichiarato lo stesso Squinzi nel corso del suo intervento, punta al lavoro di squadra per fare del momento associativo un interlocutore privilegiato di una politica che prenda finalmente atto che non può esserci alcuna ripresa economica senza il diretto coinvolgimento delle imprese, e chi, come Marchionne, ha bypassato Confindustria, conseguendo comunque importanti risultati e aprendo canali di dialogo e di confronto diretto con la politica e le istituzioni.

Bonometti, nella sua relazione, ha finito col dare un colpo alla botte e uno al cerchio, sottolineando da una parte l'importanza di Confindustria e del processo di cambiamento a cui l'ha sottoposta la presidenza Squinzi, invitandola nel contempo a diventare realtà snella, in grado di fare lobbyng per la crescita, rinunciando anche a velleità politiche, e dall'altra come Marchionne continui a rappresentare l'ariete capace di fare breccia nel muro della concertazione, capace di aprire la strada al Jobs act e al superamento dell'art.18 dello statuto dei lavoratori.

Al mondo della politica, in particolare al premier Renzi, Bonometti ha ricordato che le riforme annunciate stanno procedendo a ritmo troppo lento, segno della crisi in cui versa, nel suo insieme, il sistema politico italiano.

Figlia di questa situazione di stallo è anche la preoccupazione espressa dal presidente di Aib che il Paese sia in grado di trasformare in strutturali, con opportuni interventi, quei segnali di ripresa che oggi ci sono e sono frutto di particolari circostanze favorevoli come il basso costo del petrolio e delle materie prime.

Critico, come sempre, Bonometti è stato anche nei confronti del sindacato, oggi relativamente calmo soltanto perché la crisi gli ha sostanzialmente impedito di alzare la voce. Il numero uno di Aib ha distinto tra organizzazioni che mostrano significativi segnali di evoluzione verso sistemi di relazioni sindacali più moderni e altre ancora "pesantemente" attardate sulla cultura del conflitto, più propense a lavorare per il loro presente che non per il futuro delle imprese, dei lavoratori e delle loro famiglie.

Nonostante i limiti elencati, per Bonometti quella italiana e quella bresciana nello specifico, è un'industria ancora forte, capace se adeguatamente supportata da adeguate scelte politiche, di recitare ancora un ruolo di primo piano sulle scene internazionali.

Davanti a una platea di imprenditori bresciani il presidente Aib ha sottolineato la volontà dell'impresa locale di giocare un ruolo da protagonista nella competizione globale, ancora all'insegna di quell"Uniti per cambiare" che sta producendo importanti risultati anche sul fronte Expo.
D'altra parte, come ha ricordato Marco Bonometti, sono i numeri a dire che Brescia ha tutte le carte in regola per giocare un ruolo di primo piano nella competizione globale, con i suoi 10,1 miliardi di valore aggiunto nell'impresa che fanno di quella bresciana la prima tra le 10 aree industriali europee.

Sulla stessa lunghezza d'onda del presidente Aib è stato anche Giorgio Squinzi che, alla luce dei primi segnali di ripresa che l'Italia sta conoscendo, ha ribadito il suo prioritario che sarà chiamata a giocare l'industria per tirare definitivamente fuori dalle secche il Paese. "Le imprese protagoniste di questa impresa - ha sottolineato il presidente di Confindustria - saranno quelle capaci di investimenti nel medio e nel lungo periodo". Da sole, però, anche queste imprese faranno più fatica nell'impresa titanica di rimettere in moto l'Italia. Servirebbero, invece, segnali anche dal mondo del sindacato che continua a restare muto sull'ipotesi di nuove relazioni industriali fondate su sapere, produttività e modalità di lavoro. "Servirebbe - ha dichiarato Squinzi - uno sforzo comune per completare un quadro di relazioni sindacali che consenta di indicare regole precise nel campo della contrattazione". Sì di Confindustria alla centralità dei contratti nazionali, ma come via per favorire la contrattazione di secondo livello.

Alla politica Squinzi ha, invece, chiesto nuove politiche fiscali che premino il nuovo modo di fare impresa e che possano attrarre investitori stranieri, facendo crescere il Pil. Portare il prodotto interno lordo al 2% consentirebbe, secondo il presidente di Confindustria, di ancorare il tasso di disoccupazione nel Paese a livelli fisiologici. Serve in sostanza quello che Squinzi ha definito un Paese amico delle imprese
M.VENTURELLI 30 giu 2015 00:00