Educare all'affettività
Una riflessione di Gabriella Bondavalli del Centro Italiano Femminile
In questi giorni, dopo il femminicidio di Giulia, non si fa altro che parlare su tutti i giornali, le tv, i talk show di questo fatto che ha sconvolto l’opinione pubblica, vista la giovane età della ragazza. Tutti esprimono le loro opinioni, si cercano subito rimedi, finanziamenti perché nelle scuole si svolgano percorsi educativi sull’affettività, sostegno per i Centri di anti volenza. Tutte iniziative giuste, opportune. Nelle diverse proposte di prevenzione però non si parla mai di un’educazione affettiva che faccia riferimento ad una presa di consapevolezza del proprio corpo, dell’importanza dei gesti relativi all’espressione dei propri sentimenti. Si nota che i giovani ed anche giovanissimi iniziano presto le relazioni sentimentali e troppo velocemente si servono della sessualità, tale da non favorire la maturazione affettiva.
Quand’ero ragazza (sono del’48 ma mi sento diversamente giovane), vissuta fortunatamente in un ambiente sereno di campagna in una comunità parrocchiale piccola, educata quindi al senso religioso e con una educazione al senso del rispetto, del senso del pudore, di attenzione alla persona. Certo i tempi sono cambiati, la società è diventata complessa, si è presi dalla frenesia, non si trova il tempo per riflettere, per guardare dentro sé stessi. A me pare che manchino valori morali che tanto derivano anche dalla nostra religione. Che ne pensa? E poi la prevenzione inizia con l’educazione fin da piccoli, in famiglia, a scuola tenendo a mente i valor accennati sopra. Inoltre e parlo delle ragazze e/o giovani donne per prevenire alcuni fatti incresciosi, non è possibile che siano più intuitive dei maschi e riuscire ad evitare certi atteggiamenti ambigui? Non aiuterebbero i loro stessi coetanei a riflettere?
