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di LUCA POLI 08 dic 2023 18:13

Informare o manipolare l'opinione pubblica?

Sbatti il mostro in prima pagina. Qual è il modo migliore per inform… oops, manipolare l’opinione pubblica o, forse meglio, il sentire comune? Forse raccontare bugie? No, non funziona: le bugie, si sa, anche se ben architettate hanno le gambe corte e la verità, prima o poi, viene a galla. Troppo rischioso!Influencer, tiktoker, giornalista o leone da tastiera che tu sia potresti trovarti a piedi in un baleno; senza “lavoro”, con o senza le virgolette: il reality show in cui si sta trasformando il mondo in cui ci troviamo non perdona! C’è un altro modo per inform… imbrogliare, molto più astuto ed efficacie, e l’esperienza di queste ultime settimane di cronache mediatiche ne conferma sperimentalmente la perversa efficacia: raccontare questo sì e questo no, relegare la notizia a pagina ventiquattro o sbatterla in prima pagina, incendiare qui, continuando a buttare benzina fino al botto e spegnere là, prima ancora che la notizia possa esplodere.E se questo lo fai a reti ed intellettuali organici unificati, come sempre più spesso accade, l’effetto desiderato si eleva all’ennesima potenza.Già, l’effetto desiderato: forse che siamo così ingenui da pensare che questa semplice ma micidiale strategia comunicativa non miri a qualcosa ma sia del tutto disinteressata? “Ma mi faccia il piacere”, direbbe in proposito Totò…Per capire che non è così basta infatti “unire i puntini”, come si suol dire, cosa che con un minimo di buona volontà e sano senso critico è sicuramente alla portata di chiunque: si può ancora fare o forse è già vietato perché “vìola gli standard della comunità”, come amano scrivere gli occhiuti censori di facebook? Ed unendo i puntini spesso accade che quella che sembrava un’anonima nuvola indistinta di questi possa, trattino dopo trattino, trasformarsi in un sempre più chiaro disegno che anche un bambino, forse più libero di certi noi adulti, potrebbe agevolmente tracciare per poi decifrare.

E’ questo, ad esempio, il caso della smisurata nuvola di puntini creata dai media attorno alla tragica fine della povera Giulia, o, se si preferisce, fuor di metafora, dell’enorme rilevanza mediatica riservata a reti ed esegeti unificati, come si diceva prima, a questa ignobile vicenda.E vediamoli un po’ questi puntini. Alcuni sono più grossi e numerosi ma si riconoscono in particolare perché sono eloquentemente disposti “in fila per tre col resto di due”: sono le interviste televisive e più in generale giornalistiche a chi, ad autopsia ancora da farsi, non aspettava migliore occasione per mettere definitivamente quanto irrazionalmente sotto accusa l’intero nostro pur martoriato e spesso già irriconoscibile modello culturale occidentale di classica e cristiana matrice; questo riesumando, rimettendo a nuovo, risignificando ed esponendo al pubblico ludibrio il logoro vessillo del cosiddetto “patriarcato” ed aizzando così contro di esso quelle stesse rumorose schiere di persone che fino al giorno prima attaccavano il precedente capro espiatorio ad esse a suo tempo indicato, ormai scornato e quindi ora giustamente destinato all’oblio.

Altri puntini, che procedono dai primi, allargando la nuvola ai margini, sono poi le mirabolanti e sicuramente efficaci iniziative che mirano alla “rieducazione” dei nostri ragazzi proposte unanimemente dall’intero arco costituzionale, dalla sinistra radical-spritz dei “buon e virtuosi” a prescindere alla destra che ama spacciarsi a difesa della famiglia. Iniziative da attuarsi urgentemente -guarda caso- nelle scuole.Alcuni puntini infine mancano, ovvero nella nuvola ci sono degli strani vuoti: sono la scarsissima se non nulla rilevanza mediatica concessa ad analoghi se non peggiori fatti di cronaca accaduti in Italia immediatamente prima o dopo la suddetta tragedia; fatti che, evidentemente, non presentavano gli stessi succosi “ingredienti” da spremersi ed assaporare/far assaporare avidamente come quelli prelibati della storiaccia di Vigonovo, in provincia di Padova. Ebbene, che disegno ne traiamo? Quello sempre più evidente dell’attacco diversificato ma concentrico alla famiglia, alla sua natura, al suo ruolo, ai suoi membri costitutivi ed in particolare, come notava lucidamente qualche commentatore, l’attacco alla figura del padre come metafora -o se si vuole conseguenza o causa- dell’odio verso il Padre Celeste, senza la figura del quale da fratelli diventiamo fratellastri. Il disegno sempre più evidente, in soldoni, di una umanità che, senza conoscere nel profondo la vera e profonda natura di sé stessa, che solo Dio creatore può conoscere, ha la tracotanza di volersi ridefinire a prescindere dalla Sua figura e di scrivere conseguentemente le regole del gioco decidendo in primis cosa sia bene e cosa sia male.

Negli anni ’70 il vessillo da abbattere, che tutti univa nella speranza di mondo migliore, era il “capitalismo”. Oggi pare sia il “patriarcato”. E domani? Che sorpresa riserva Mangiafuoco ai suoi fedeli seguaci?

LUCA POLI 08 dic 2023 18:13