Test via, salvaguardare il diritto allo studio
Test di medicina addio, approvata la riforma, stop ai quiz, che hanno mortificato, bruciato il sogno, di molte generazioni. A torto o ragione, il sistema dei test di ingresso alle Università era diventato l’odiato argine alle aspirazioni di tanti studenti, più o meno realizzabili, più o meno accessibili, più o meno legittime, ma pur sempre aspirazioni. Quei 60/80 quiz, a volte discutibili, non sono in grado di valutare “la passione”, elemento fondamentale per intraprendere qualunque professione. Ricordo quando ero nell’organizzazione test di Unibs, stavo male nel vedere sterminate teste, di cui solo una piccola percentuale passava. Quegli sguardi tesi, molti tremavano, sudavano, leggevi nei loro sguardi che desiderano mettersi alla prova, nel continuare a studiare dopo la maturità. Oltre la tensione di passare o essere esclusi da un quiz, verso quelle famiglie, fuori sotto le intemperie, nei tour dei test-quiz. Che prevede mesi di preparazione, studio intenso, iscrizione a costosi corsi appositamente creati per insegnare a “passare il test”e stressanti patemi d’animo. Tutto suddiviso tra genitori e figli, sicuramente ansiosi, ma aggiungiamo, giustamente ansiosi poiché è con quella o quelle prove che si decide il futuro prossimo dei ragazzi. Chi ha sempre sognato di diventare medico ha, a mio parere, il legittimo diritto a provarci. Così vale per i possibili veterinari, dentisti, architetti, fisioterapisti o designer. Giusto per citare le facoltà molto ambite e ove il numero chiuso rappresenta, ora non rappresenta più, per molti il rallentamento o la fine di un progetto. Sappiamo che può sembrare insensato, soprattutto per le facoltà tecniche e scientifiche, pretendere di accogliere tutti gli studenti che ne fanno richiesta. Gli spazi, gli strumenti, il metodo di insegnamento necessitano numeri non troppo elevati per salvaguardare la qualità. Un conto è insegnare filosofia a una platea di 600 persone un conto è il gruppo più ristretto con cui riflettere e ragionare.
Resta però il diritto allo studio che va regolarizzato ma non ostracizzato. Ora il compito del Rettore e Prorettore, Corpo Accademico, e personale Amministrativo di Unibs che vuole crescere, è quello di tenere conto delle istanze dei giovani, come per 30 anni ha fatto l’ex rettore Prof. Augusto Preti e, l’allora politica della nostra Città. A volte forse velleitarie o dettate da idee poco chiare ma provenienti da chi è ancora pieno di energia e ha voglia di guardare avanti. E c’è un solo modo per affrontarle che non è limitarle e allontanarle ma motivare, promuovere, pagare bene, nell’utilizzo di spazi e straordinari orari, nel campo universitario e della ricerca. Sapendo che una volta entrati in università i ragazzi che ci credono e che ci tengono andranno avanti. Per gli altri ci sarà una selezione naturale e la ricerca di una nuova strada. Ma almeno hanno avuto una possibilità. Orgoglioso che nel mio piccolo, aver contribuito nell’inviare alle Commissioni del Senato e della Camera, costanti, stressanti osservazioni, per un stop Test di medicina, stop ai quiz, che hanno mortificato, bruciato il sogno, di molte generazioni.
