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di MARA COLONELLO 22 ott 2024 19:15

Luka, la detransitioner americana

Domenica 20 ottobre presso l’auditorium Capretti si è svolto uno degli incontri del tour organizzato da Pro Vita dal titolo “Ingannata” che hanno per protagonista una giovane americana e il racconto della sua dolorosa esperienza di transizione e detransizione. Luka Heine, durante un periodo di disagio vissuto nell’adolescenza per una grave crisi familiare e un adescamento online da parte della comunità lgbtq, chiede aiuto agli adulti e tutti individuano il suo problema nel fatto che fosse nata nel corpo sbagliato e le consigliano la transizione di genere, così a 16 anni inizia la terapia chimica e chirurgica per diventare maschio, maturando, però, comprende che non era affatto nata in un corpo sbagliato ed inizia la terapia di detransizione per riappropriarsi del suo corpo biologico. Il messaggio che Luka vuole trasmettere negli incontri è l’eccessiva facilità con cui la società, il mondo psicoterapeuta e medico classifica il disagio a volte vissuto nell’infanzia e nell’adolescenza come disforia di genere, perché secondo lei nessuno nasce nel corpo sbagliato e non è corretto avviare bambini e adolescenti verso terapie dolorose, in parte irreversibili, da cui si dipenderà tutta la vita. Questo incontro ha richiamato l’attenzione anche dei gruppi lgbtq che si sono radunati all’esterno dell’auditorium e hanno protestato vivacemente contro l’evento e contro i partecipanti all’uscita. Il motivo della protesta lo hanno esplicitato sui muri esterni dell’auditorium dove hanno scritto: ”Libere di decidere e autodeterminarci fuori Pro Vita dalle nostre vite”; “Froc3 sempre Pro Vita mai!”; “Fuori Pro Vita dalle nostre mutande”.

L’impressione è che queste persone siano confuse, in quanto credo che Luka sia un fulgido esempio di autodeterminazione, a soli 22 anni è riuscita a liberarsi di tutti i condizionamenti che l’avevano portata alla transizione di genere e a decidere coraggiosamente di affrontare la detransizione in solitudine, in quanto in questa fase è stata lasciata sola; l’associazione Pro Vita non ha alcun ruolo nelle decisioni di Luka, ha solo il merito di aver organizzato il tour italiano di incontri. In quanto alla preoccupazione che qualcuno okkupi le loro mutante, sono contenta di sapere che questo indumento sia ancora in uso, credevo che in certi ambienti fosse considerato un po’ retrò e un filo borghese. La comunità lgbtq deve imparare a rispettare il diverso.

MARA COLONELLO 22 ott 2024 19:15