Nessuno si è accorto della sofferenza della madre
La riflessione del Capogruppo in Loggia “Sinistra a Brescia"
Come donna pubblica, con responsabilità politica, come ginecologa, ospedaliera per tantissimi anni ed ancora oggi consultoriale, come donna, con uno sguardo e una relazione costante con le donne che attraversano la mia vita, non posso non condividere con i suoi lettori e le sue lettrici la sensazione di dolore, smarrimento e impotenza alla notizia dell'uccisione della bimba da parte della sua mamma in un paese siciliano.
Accade che le diatribe politiche su chi vince e chi perde alle elezioni così come le pur affascinanti macchine delle 1000 miglia, mi appaiano lontane di fronte ad una tragedia così enorme, quasi fossero rappresentazioni teatrali, su un palcoscenico illuminato, mentre la vita, quella vera è giù, nella platea delle grandi città e dei piccoli paesi, dove si intrecciano le esistenze tutte, quelle eccezionali e quelle misere.
La madre, troppo giovane, troppo sola, con pochissima istruzione, povera, ha urlato il suo grido scandaloso di dolore e di rivolta uccidendo la sua bambina che significa uccidere la parte più profonda di sé stessa, lei è morta dentro con la sua bambina.
Sono 480 casi negli ultimi 20 anni, 6 su 10 commessi dalle madri.
Solitudine, silenzio, mancanza, sempre.
La domanda che mi tormenta è sempre la stessa: nessuno si è accorto della sofferenza di quella madre, che sicuramente aveva un riverbero sulla bambina?
L'ex compagno, i parenti, le insegnanti della materna, il medico di base o il pediatra, i servizi del comune? Nessuno?
Ora il lutto è collettivo, ma l'isolamento e il dolore di quella giovane madre non erano della comunità, collettivi?
Non arrendiamoci, continuiamo a sentirci dipendenti l'uno dall'altro, a sentire sulla nostra pelle le ferite dell'umanità, più oscurata e dolente, costruiamo una politica che sia cura, accudimento, senza mai mollare.
