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di PIER ARCANGELO DI VORA 18 ott 2018 16:08

Per un mondo nuovo servono uomini nuovi

Il primo conflitto fu una “inutile strage” come lo definì Benedetto XV e “pura follia” come riconobbe papa Francesco. La dura lezione della storia sui funesti esiti della violenza pare non avere insegnato nulla

La Prima guerra mondiale fu chiamata “grande” per l’ampia estensione e la lunga durata che nessuno avrebbe potuto immaginare. L’aggettivo “grande”, scritto spesso con l’iniziale maiuscola, potrebbe alimentare una retorica sacralizzante che le attribuirebbe alti ideale esaltandola come buona e giusta, madre di eroi e coronata da una meritata vittoria di cui andare fieri.

Senza pensare che fu combattuta da popoli cristiani, l’un contro l’altro armati che arruolavano Dio nelle proprie file con preghiere sbagliate di stampo nazionalistico per moltiplicare le divisioni tra fratelli, pretendendo una vittoria con l’aiuto dall’Alto. Si servivano di Dio per moltiplicare le divisioni tra fratelli, dimenticando che un Padre non può fare differenze e ama tutti allo stesso modo, dimenticando che un Padre non può fare differenze e ama tutti allo stesso modo. E la guerra non è amore. Il primo conflitto fu una “inutile strage” come lo definì Benedetto XV e “pura follia” come riconobbe papa Francesco. Ne conseguì che noi italiani ci fabbrichiamo il mito della “vittoria mutilata” scatenando nuove odi e desideri di vendetta che ci travolsero 20 anni dopo in un più sanguinoso massacro. E i frutti sono gli innumerevoli cimiteri che non propongono nulla di esaltante da celebrare. Da quello di Redipuglia che accoglie 100000 caduti a tutti gli altri disseminati ovunque dai quali emergono freddi monumenti che con iscrizioni sbiadite promettono “gloria eterna”. Non abbiamo perciò nulla da celebrare ma molto da commemorare e pregare. Siamo debitori di un doveroso ricordo per tutti i Caduti che su ogni fronte si sacrificarono nella vita di trincea per una patria matrigna che chiedeva tutto senza dar niente. Per il prossimo novembre 1918 si stanno programmando numerose iniziative. Speriamo non siano vuote celebrazioni, ma occasioni per capire quello che la guerra fu, rispondendo alle giuste domande che fanno luce sui fatti e compiere nuovi passi sulla via della verità. L’ideale dell’Unione Europea faceva sperare che l’uomo avesse compreso la necessità di un ordine mondiale fondato sull’incontro tra i popoli. Ma la dura lezione della storia sui funesti esiti della violenza pare non avere insegnato nulla. Si dice che siamo in una terza guerra mondiale a prezzi e il mondo di oggi pare una babele ai limiti dell’ingovernabilità, in cui tutti sparano contro tutti con prospettive inquietanti. Ricompaiono i missili intercontinentali e la minaccia di scontri di civiltà.

Per un mondo nuovo ci vogliono uomini nuovi che sappiano cogliere il messaggio di pace che si leva dal sangue dei Caduti. Rimarrà accesa la stella della speranza dove giustizia e pace si abbracceranno (Salmo 85, II). La via del dialogo è l’unica che conduce a questa meta. Altre non ce ne sono.

PIER ARCANGELO DI VORA 18 ott 2018 16:08