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31 mar 2015 00:00

Petizione Coordinamento Nuove Famiglie: uguali diritti o ideologia?

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Credo sia nota la lunga discussione che ha impegnato il Consiglio Comunale di Brescia venerdì 27 marzo 2015, chiamato a rispondere alla petizione presentata da Luca Trentini esponente dell’Arcigay Orlando, in merito alla quale vorrei fare ancora qualche riflessione.

La petizione chiedeva essenzialmente due cose: 1) “… riconoscere le famiglie di fatto … attraverso l’istituto del Registro delle coppie conviventi…” , 2) “ impegnare l’amministrazione comunale a modificare i regolamenti, gli atti e le determinazioni comunali al fine di riconoscere, negli ambiti di competenza dell’Ente, la piena parità delle famiglie di fatto rispetto alle famiglie matrimoniali in relazione ai servizi erogati dal comune …”.

Il consiglio comunale, recepiti i documenti finali di un’accurata indagine della Commissione Statuto incaricata di valutare le richieste della petizione, ha constatato che per quanto concerne l’amministrazione comunale di Brescia non vi è alcuna disparità di trattamento nell’erogazione dei servizi tra coppie conviventi e coppie sposate e che su richiesta dei conviventi viene già rilasciato, in base al DPR 223/ 89, un certificato di Famiglia anagrafica, termine con il quale la legge “ … intende un insieme di persone legate da vincoli matrimoniali, di parentela ... o da vincoli affettivi”.

Dobbiamo pensare che il Coordinamento nuove famiglie uguali diritti che gode dell’amicizia della consigliera Parmigiani (avvocata di riconosciuta competenza forense insignita del premio Zanardelli) non fosse a conoscenza del DPR 223/89 con cui lo Stato italiano riconosce le coppie di fatto di qualsivoglia natura -sia etero che omosessuale-, e non avesse già appurato la non sussistenza di disparità di trattamento nell’erogazione dei servizi del comune di Brescia ?

La domanda naturalmente è retorica e la petizione, come ben esposto durante la sua relazione dalla consigliera Gamba, mirava al riconoscimento simbolico delle coppie omosessuali e a sollecitare il legislatore nazionale all’introduzione del matrimonio omosessuale nel nostro ordinamento. L’istituto matrimoniale, infatti, è propedeutico all’adozione da parte di coppie omosessuali e l’esperienza dei Paesi che ci hanno preceduto su questa via ci insegna che i tempi della propaganda e del recepimento del legislatore sono: legge sull’omofobia, matrimonio omosessuale, adozione omosessuale.

Fin qui tutto nella norma di legittime iniziative di gruppi di pressione, ma allora chiedo perché gli stessi gruppi durante la discussione in Commissione Statuto e in Consiglio Comunale si ostinano a negare l’esistenza dell’ideologia Gender protestando ogni qualvolta la si nomina?

È difficile credere che i nostri Amministratori non siano a conoscenza dell’ideologia Gender, dato che molti di essi fanno parte della Commissione Pari Opportunità che il 17 gennaio scorso ha organizzato il seminario dal titolo ‘Sessismo e bullismo a scuola’ invitando Elisabetta Donati - ricercatrice e responsabile di molti progetti di Gender Mainstreaming- e Luisa Stagi –codirettrice del Laboratorio AG-About Gender e dell’omonima Rivista- rispettivamente nei ruoli di coordinatrice e relatrice.
La continua negazione dell’esistenza dell'ideologia Gender richiama, purtroppo, atteggiamenti di negazionismo riscontrabili anche in altre tristi vicende storiche figlie di un'ideologia che dovrebbero essere di monito per noi tutti.

Inoltre, la conferma del carattere ideologico del pensiero Gender è riconoscibile proprio nel tentativo di “colonizzare il popolo per mezzo dei bambini” - per dirla con le parole di papa Francesco dello scorso 19 gennaio 2015 – attraverso l’assalto alle scuole di ogni ordine e grado con l’erogazione di corsi gratuiti mascherati da lezioni sull’affettività.
31 mar 2015 00:00