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29 gen 2016 00:00

Preghiera per l'unità dei cristiani

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Nel Vangelo di Giovanni colpisce la preghiera di Gesù alla vigilia della Passione. La sua ultima volontà coincide con la missione per cui è venuto sulla terra: che tutti siano uniti in un vincolo di amore fraterno. I fatti dimostrano che l'ardente desiderio è stato disatteso. La Chiesa si è frantumata e i rapporti tra le diverse confessioni si son fatti sempre più conflittuali, fino a sfociare in guerre di religione. Un esito fallimentare sotto l'aspetto evangelico.

Ho partecipato all'incontro di preghiera per l'Unità dei cristiani che a Brescia si è tenuto il 21 gennaio nella Chiesa Valdese di via dei Mille. Oltre alla Pastora Anne Zell erano presenti il nostro Vescovo e i rappresentanti di varie confessioni cristiane. L'accoglienza è stata cordiale e ho gustato il piacere della fratellanza. Ma passato il motivo emotivo, mi sono chiesto se ciò è sufficiente per attuare la volontà di Cristo. Si può tentare un bilancio sul cammino percorso riferendoci alla "Charta Oecumenica" di Strasburgo, estesa nel 2001 dopo 3 anni di faticoso lavoro, in cui sono emersi i veri problemi. Pur costatando la caduta dell'entusiamo iniziale, il documento conferma la volontà proseguire per la via del dialogo. Ci sono molte iniziative a livello mondiale da parte degli "addetti ai lavori", ma la base che costituisce la maggioranza dei credenti rimane indifferente. Se manca l'impegno quotidiano da parte di ciascuno, tutto rischia di scadere in un attivismo dispersive.

Oggi noi cattolici dobbiamo fare autocritica. Senza un impegno paziente rischiamo di essere cristiani di anagrafe, orecchianti del Vangelo. Diciamo che tutte le religioni sono uguali, prendendo dall'una e dall'altra col metodo fai-da-te quello che piace o fa comodo. Prendiamo l'ecumenismo come un occasionale scambio di chiacchiere buone per il quieto vivere. Siamo tentati a camuffare l'edificio traballante della nostra fede rinnovando gli intonaci, invece di scendere in cantina a controllare la tenuta delle fondamenta. I nostri tempi richiedono la conversione degli animi per costruire la pace, senza la quale non c'è futuro. Non possiamo ignorare i vecchi e i nuovi ostacoli che ingombrano il nostro camino e litigare tra noi su questioni marginali, mentre la violenza dilaga in forme atroci e imprevedibili in nome delle religioni, minacciando la sopravvivenza dell'uomo.

Dobbiamo privilegiare il dialogo nella vita quotidiana. Nel mio piccolo cerco di fare qualcosa che non si limiti a manifestazioni ufficiali, frequentando da oltre 10 anni la chiesa Avventista del 7° giorno (via della Volta,44), dove si ascolta insieme la Parola di Dio e si prega lo stesso Padre che ama tutti allo stesso modo. Siamo chiamati a scuotere il nostro torpore e ad aprire le porte a Cristo più che alle confessioni di appartenenza. Il proselitismo uccide la fede. L'unità nella diversità è imprescindibile per essere "una cosa sola perché il mondo creda" (Gv 17,21).
29 gen 2016 00:00