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di MIRCO BIASUTTI 15 giu 2022 12:50

Prospettive di partecipazione

La riflessione del Consigliere comunale di Brescia del gruppo del Partito Democratico

Mi rivolgo al suo giornale per condividere con Lei ed i lettori alcune riflessioni sull’esperienza dei Consigli di quartiere nella nostra città.

Come sappiamo bene a seguito della legge “Calderoli” la nostra città è rimasta orfana delle circoscrizioni, a tale vuoto si è posto rimedio con l’istituzione dei Consigli di quartiere, organismi nuovi, impianto generale ancora in costruzione ma che in tante occasioni ha già dimostrato di essere utile alla città.

Nel 2021, dopo il periodo più duro della pandemia, l’attività dei consigli di quartiere è tornata su un binario più vicino alla loro normale operatività. Alcuni numeri: 124 sedute di consiglio, 9 surroghe, 778 segnalazioni di cui 748 evase, 12 assemblee pubbliche, 238 incontri con gli assessori, 305 incontri sul territorio, 124 eventi. Senza dimenticare il progetto “Un filo naturale”, nato con il sostegno del PD, che proprio in questo periodo trova spazio di confronto con i quartieri e le associazioni sull’importante tema del cambiamento climatico.

Quindi la domanda da porsi ormai non è più se sia stata buona cosa istituirli ma quanto sarebbe più povera Brescia senza i suoi consigli di quartiere?

Concretamente nel 2019 per favorire lo sviluppo di questa esperienza partecipativa è stato creato un fondo con risorse dedicate, è stato cambiato il regolamento dando la possibilità di una seconda votazione ai quartieri che non fossero riusciti a presentare la lista dei candidati al primo passaggio, si è istituita la possibilità per i cittadini non membri del Cdq di intervenire durante le sedute dei consigli, sono state create possibilità di maggiori collegamenti tra consulte e consigli di quartiere. Il fondo è stato poi aumentato da 35 a 75.000 euro e la quota rimborsabile dei costi sostenuti per iniziative di associazioni e privati in collaborazione con i Consigli è passata dal 50% all’80%. Tutti positivi avanzamenti verso il consolidamento dell’intera struttura, che hanno portato a una maggiore apertura verso la cittadinanza attiva.

Ora quali sono le prospettive?

Periodicamente ritorna la tesi del bilancio partecipato, avanzata da M5S e Forza Italia, sostenuta da Lega e FdI. Credo si debba sgomberare il campo dall’ipotesi che questa forma di bilancio sia la panacea di tutti i mali e l’unica forma di realizzazione piena della cittadinanza attiva. Non è così. Brescia ha tante forme di condivisione del pensiero e di partecipazione pensiamo alle consulte, agli osservatori, ai punti comunità, all’associazionismo ai tanti gruppi tematici che intervengono nel dibattito pubblico. Penso il nodo da sciogliere sia precedente al tema delle risorse e stia nel riconoscere tutti e finalmente come i consigli di quartiere siano rappresentanti legittimi e autorevoli in quanto democraticamente eletti, conoscono la loro zona e ne possono sostenere le istanze, anche con suggerimenti che migliorino “l’atterraggio” di fondi stanziati dall’amministrazione sul territorio: molti importanti interventi in città sono diventati più funzionali rispetto alle reali esigenze grazie all’interfaccia tra consigli e amministrazione.

Quali possono essere ulteriori sviluppi futuri? I tasselli mancanti, su cui bisogna sicuramente lavorare in una prospettiva di ulteriore miglioramento e potenziamento dell’esistente, sono quelli di una ancor più ampia possibilità di incidere da parte dei consigli di quartiere sui processi progettuali e realizzativi attivati dall’amministrazione e di immaginare un qualche maggior spazio per la progettazione dal basso.

L’ampia e articolata attività partecipativa della nostra città proprio in questi giorni pone alla nostra attenzione due percorsi che possono a mio avviso ben rappresentare una base per futuri ragionamenti. Il progetto “Un filo naturale” come detto poc’anzi e l’annunciato bando per l’assegnazione di risorse nell’ambito di BS-BG 2023 per progetti nelle zone meno centrali della città.

Possiamo provare a immaginare, sulla base di queste due esperienze, un futuro nel quale un Cdq possa, una volta individuato un progetto, dimostrata una necessità, confrontarsi con l’Urban Center per superare eventuali difficoltà normative e tecniche e dare in questo modo concretezza all’idea perseguita? Possiamo immaginare un percorso simile a quello in preparazione sulle periferie per BS-BG 2023, anche nel 2024 qualora Brescia diventasse capitale green? In quella occasione, come in altre che in futuro certamente verranno, possiamo immaginare che i Cdq, con la scuola, le parrocchie, le società sportive e le associazioni si attivino per costruire progetti sul territorio. Possiamo immaginare un potenziamento degli uffici di zona per aiutare i Consigli nelle varie rendicontazioni da presentare.

Credo che queste siano le strade da percorrere, lavorando su queste basi daremo gambe solide alla partecipazione: si può ed è giusto approfondire il tema delle risorse, partendo dai bisogni e dalle idee concrete per soddisfarli, senza risorse a pioggia o da erogare per forza, senza mettere in competizione i consigli fra loro o con altre realtà partecipative e associative della città, ricercando collaborazione e sostegno reciproco. In questo modo si potrà potenziare un percorso che si è rivelato così importante per la nostra città.

MIRCO BIASUTTI 15 giu 2022 12:50