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di FRANCO MINGOTTI 13 mar 2020 08:14

Sentirsi comunità

Per fortuna ci sono le campane. Il loro suono, che richiama alla preghiera e alla Messa, mi fanno sentire comunità

   È domenica. Una domenica di quaresima. Sono a casa, come tutte le domeniche, ho dormito un po’ di più del solito. Sono sul divano, è quasi ora della Santa Messa le campane me lo ricordano. Oggi non andrò a Messa! È da qualche domenica che non vado a Messa, il virus che ha ammorbato la Cina, che tiene a casa i ragazzi da scuola, sta mettendo in ginocchio l’Italia e non mi fa andare a Messa. Diligentemente, come suggerito dalle Autorità Sanitarie e dalle Regole dello Stato, cerco di limitare le uscite di casa, ho modificato alcuni modi comportamentali, mantengo le distanze dalle persone, non do più la mano quando saluto le persone, mi lavo spesso le mani ed uso esclusivamente fazzoletti usa e getta. Non sono snob. Con questi comportamenti cerco di tutelare la mia salute, ho i capelli grigi (e pertanto qualche annetto), quella dei miei cari (ho una mamma di novant’anni, che sta abbastanza bene, ma che ha tutti gli acciacchi che possono avere i novantenni), di mia figlia giovanissima e di mia moglie con la quale vorrei veder crescere mia figlia. Per loro per me e per tutti che cerco di limitare le mie uscite fuori case e quando esco cerco di prendere le dovute precauzioni. Il virus non scherza! Lo stanno dicendo tutti ed in tutte le salse. Non riesco a capire che cosa è incomprensibile, per molti che continuano ad uscire come se niente fosse, l’invito che viene fatto di stare a casa.

     Una mia conoscente lavora, come paramedico (infermiera) presso l’ospedale, a volte, mi racconta della sua giornata di lavoro che non conosce più orari. Ultimamente quando vedo comparire il suo numero sul telefonino rispondo non più col classico “pronto”, ma con “grazie per quello che hai fatto, o che farai, oggi”. Ai medici ed infermieri che stanno curando le persone colpite dal virus dobbiamo dire il nostro grande GRAZIE.

     Le campane ricordano, a me che sono beatamente sul divano, che il parroco, in solitaria, celebrerà la Santa Messa, la posso ascoltare attraverso la radio o i nuovi strumenti digitali e social. Non è la stessa cosa. Mi manca il non poter partecipare all’Eucarestia domenicale. Oggi andrò in chiesa a pregare, ma la Messa mi manca. So che anche il parroco soffre per il fatto di non poter celebrare con tutta la comunità, lo fa nel rispetto della salute sua e di tutti i fedeli che gli sono stati affidati.

     Per fortuna ci sono le campane. Il loro suono, che richiama alla preghiera e alla Messa, mi fanno sentire comunità, nonostante sia comodamente sul divano. I loro rintocchi (allegri del mezzogiorno) a distesa (quelli che richiamano alla Messa o alla preghiera) o quelli grevi (che ci ricordano un nostro fratello/sorella ha raggiunto il Paradiso) mi fanno sentire parte viva di una comunità.

  Le campane, che scandiscono il tempo, hanno il bellissimo potere di farci sentire meno soli, di appartenere ad una comunità. Non a caso per indicare una comunità a volte si usa il termine campanile, e sul campanile ci sono le campane che ricordano gli eventi, lieti o tristi che siano.

     L’emergenza virus finirà e le campane a distesa richiameranno i fedeli alle celebrazioni, nel frattempo sentiamoci in comunione con la comunità e col paese ogniqualvolta sentiamo il suono delle campane.

     Che il suono delle campane idealmente avvicini sempre di più le persone che oggi sono chiamate a stare in casa, il più possibile, per sconfiggere il virus.

FRANCO MINGOTTI 13 mar 2020 08:14