Un appello ai cattolici d’Europa
Egregio Direttore,
le recenti dichiarazioni di mons. Vincenzo Paglia durante l’incontro promosso dalla Fondazione De Gasperi, sul tema delle "radici cristiane dell'Europa", rappresentano un invito chiaro e forte che merita attenzione: “Una nuova cultura per una nuova forza partitica”. In un contesto politico europeo sempre più dominato da slogan superficiali, logiche tattiche e conflitti sterili, l’idea di una “nuova Camaldoli”, che sappia riallacciare il pensiero cattolico all’impegno concreto nella sfera pubblica, si configura come una proposta tanto coraggiosa quanto urgente. Colpisce non solo il messaggio espresso dal presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ma anche il momento e il luogo in cui viene lanciato: un’esortazione limpida e decisa, che scuote l’indifferenza di molti cattolici e li invita a tornare protagonisti, anche nella dimensione partitica,per dare forma a un’Europa più solidale, giusta e autenticamente umana. Si tratta di una rottura conla neutralità pre-politica, un invito ad aprire un confronto serio: la visione cristiana ha ancora vocenella politica attuale? Antonio Tajani, che è intervenuto nel medesimo incontro, ha prontamente rilanciato l’idea di una cultura politica europea radicata nei principi cristiani, liberali e nei valori del popolarismo e questodimostra che il terreno è pronto per una nuova semina. Ma siamo solo all’inizio: la vera sfida ètrasformare il pensiero in azione, costruendo percorsi politici e culturali solidi, coerenti, credibili e capaci di durare nel tempo. In un’epoca segnata da disorientamento e divisioni, l’esortazione di Paglia non è un richiamo nostalgico, bensì una visione lungimirante. I cattolici europei, in particolare quelli italiani, devono uscire dalla marginalità, non per imporre, ma per offrire un apporto originale e concreto al bene comune. Non un cristianesimo di potere, ma una presenza capace di proposta.
Servono contaminazioni, confronto aperto, capacità di ascolto. La Dottrina Sociale della Chiesa offre ancora oggi strumenti fondamentali, a partire dal principio di bene comune, per affrontare questioni decisive: scuola, sanità, educazione, diseguaglianze, sostenibilità, accesso ai servizi, innovazione tecnologica, ma anche il senso della vita e della morte. Mons. Paglia non ha indicato simboli né strutture organizzative, né ha invocato la nascita di un nuovo partito, eppure, la sua proposta di una “nuova cultura politica” capace di rinnovare il meglio della tradizione cristiana, rappresenta un’opportunità, a mio avviso, preziosa e necessaria.
Di questa necessità credo che si abbia avuto conferma proprio negli ultimi giorni. L’evento chiamato “piazza per l’Europa”, organizzato da Repubblica e dal cosiddetto campo largo, ha marginalizzato figure come Alcide De Gasperi, Robert Schuman e Konrad Adenauer, i veri artefici del progetto europeo, e la cultura politica che ne fu il fondamento: quella della Democrazia Cristiana. Una mancanza non secondaria. Mai come ora è fondamentale ricostruire legami, riscoprire le radici, immaginare una direzione condivisa. L’Europa ha davvero bisogno di una “nuova Camaldoli".