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Perù
di L. ZANARDINI 28 lug 2016 00:00

Canchabamba: la Chiesa attesa ora c'è

L’Operazione Mato Grosso ha costruito una chiesa a Canchabamba in Perù là dove è impegnata nello sviluppo umano e sociale

La comunità di Canchabamba in Perù ha, finalmente, la possibilità di avere un luogo adeguato per la preghiera. E questo è stato possibile grazie all’Operazione Mato Grosso, alla generosità soprattutto dei tanti amici di Collebeato e di Urago Mella che hanno potuto conoscere Enrico Rigosa e la moglie Elena Bassi che, con la loro famiglia (4 figlie), sono in missione da 25 anni. Originari di Collebeato, hanno potuto beneficiare del contributo di una figura, come quella di don Ettore Merici, carismatica e attenta alle vicende sociali e religiose. Alla cerimonia di inaugurazione hanno potuto partecipare anche Rino Franzoni e Valter Bolpagni che, dal 20 giugno al 4 luglio, hanno potuto conoscere da vicino il risultato dell’impegno di tante persone, perché come spesso succede, era scattata una bella operazione di solidarietà. L’idea di costruire un luogo di culto parte da lontano. Inizialmente, nel 1996, si decise di sistemare il tetto di un piccolo rudere che era adibito a edificio religioso. Nel tempo, lì a 3.700 metri di altitudine e a circa un’ora e mezza di strade sterrate da San Luis (dove operano i volontari), si sviluppò l’idea di costruire una vera e propria chiesa. Se le comunità bresciane si sono attrezzate per la raccolta dei soldi necessari per i serramenti, la comunità autoctona (circa 2000 abitanti) ha messo a disposizione la manodopera. Così il 29 giugno, alla presenza del Vescovo locale, è stata benedetta e intitolata a San Pietro la chiesa nella quale ogni sera viene recitato il rosario. All’interno è stata collocata un’icona della Madre di Dio donata dalla moglie di Bassi. La popolazione, dedita principalmente all’allevamento, ha accolto con grande entusiasmo la struttura collocata nella piazza principale del paese e diventata in pochi giorni simbolo di unione, di pace e preghiera.

Da San Luis a Canchabamba. Enrico Rigosa ed Elena abitano a San Luis (3.200 metri) ma, insieme agli altri volontari italiani, visitano di frequente queste comunità isolate a Canchabamba. Sullo sfondo c’è sempre (così si capisce perché è nato il desiderio di una chiesa) la spiritualità: i volontari, ogni mattina alle 6.30, iniziano la giornata con la recita del rosario.

L’Operazione Mato Grosso opera da diversi anni a San Luis e, nel tempo, ha saputo sviluppare e far crescere molte realtà. Tra queste, piace sottolineare l’attenzione alla disabilità: attraverso dei laboratori, Enrico Rigosa ed Elena hanno pensato bene di proporre a questi ragazzi tra i 20 e i 30 anni dei percorsi musicali e artistici. Oggi dipingono, suonano e realizzano crocifissi e via crucis che poi vengono donate alle comunità sulle Ande. A questo si aggiungono la stalla a 4.200 metri di altezza dove vengono prodotti i formaggi o la casa per anziani principalmente con disturbi psichici: se i figli scappano in direzione Lima, gli anziani restano soli e senza risorse. C’è anche una cooperativa che costruisce mobili e, quindi, offre una speranza lavorativa oltre che la possibilità di imparare un mestiere. La particolarità dell’Operazione Mato Grosso è che a San Luis riesce a coinvolgere nei suoi servizi molte famiglie: si contano una trentina di volontari, tra cui 15 stanziali. Importante anche l’attività con i ragazzini e con gli adolescenti tentati per ragioni economiche dal malaffare.
L. ZANARDINI 28 lug 2016 00:00