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Roma
di VATICAN NEWS 24 ott 2022 08:04

Da Roma si eleva Il grido della pace

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Sino al 25 ottobre l'incontro internazionale di preghiera delle religioni mondiali organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio. Al Colosseo, nella giornata di chiusura, la presenza di papa Francesco

Ha preso il via ieri a Roma “Il grido della pace”, l’incontro internazionale di preghiera per la pace delle religioni mondiali organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio. “La preghiera è la forza della pace” ha affermato all’Angelus papa Francesco che domani sarà al Colosseo “per pregare per la pace in Ucraina e nel mondo, insieme ai rappresentanti delle Chiese e Comunità cristiane e delle Religioni mondiali”, in uno degli appuntamenti centrali di questo evento.

Lo spirito de “Il grido della pace” è ancora quello della prima giornata di preghiera per la pace convocata da Giovanni Paolo II ad Assisi il 17 ottobre 1986. All’evento partecipano rappresentanti delle grandi religioni mondiali, personalità del mondo della cultura, della società civile, della politica. Kieboom Hilde vice-presidente della Comunità di Sant’Egidio aprendo l’incontro ha ricordato come l’evento di quest’anno abbia un significato profondo per l’Europa, dove si è aperta “la ferita della guerra in Ucraina”, e per il mondo scosso da drammatici conflitti. Andrea Riccardi fondatore del movimento internazionale nato nel 1968, tre anni dopo la chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II ha ricordato, invece, come l’incontro rappresenti una finestra “di fronte agli scenari del mondo e davanti alla guerra. “Tuttora - ha aggiunto - non si vede una via di uscita: questo mondo globale, in cui non cessa la corsa agli armamenti, favorisce che i conflitti si eternizzino come in Siria, dove i giovani hanno visto solo tempi di guerra. Ma questi sono anche giorni di preghiera. La preghiera è sorella del grido di dolore”.

L’incontro internazionale di preghiera per la pace è poi proseguito con l’intervento del presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella. "La sfida è sempre la stessa: realizzare con perseveranza percorsi di pace, attraverso un impegno collettivo della comunità internazionale che valorizzi il dialogo, i negoziati, il ricorso alla diplomazia in luogo delle armi". "Si tratta di un lavoro faticoso, che richiede cura e opera paziente, perché la pace è tale soltanto se porta con sé l'antidoto contro l'insorgere di nuove guerre, se è sostenibile nel tempo e ampiamente condivisa". Si tratta di un impegno che invoca il contributo di ciascuno affinché ‘il grido della pace’ si diffonda con sempre nuova forza. Per questo siamo qui oggi, in tanti, da tante parti del mondo". “La pace - ha detto il presidente italiano - è un processo, non un momento della storia: ha bisogno di coraggio, di determinazione, di volontà politica e di impegno dei singoli. L'opera delle religioni e dei loro leader in questa direzione è fondamentale, a partire dal richiamo che uomini e donne sono figli e figlie dello stesso cielo”. “Non si può giungere alla pace esaltando la guerra e la volontà' di potenza. Perché la pace è integrale o non esiste”. "Più che mai, in questo momento, abbiamo bisogno di un multilateralismo efficace. In questo impegno comune, accanto alle istituzioni internazionali e agli Stati, risulta sempre più importante il contributo di tutte le espressioni della società". In Ucraina, come altrove, occorre riannodare i fili dell’umanità. Non possiamo rassegnarci “allo strazio di guerre infinite”. “La sciagurata guerra mossa dalla Russia - ha sottolineato infine Mattarella - rappresenta una sfida diretta ai valori della pace, mette ogni giorno in grave pericolo il popolo ucraino, colpisce anche il popolo russo, genera drammatiche conseguenze per il mondo intero. Quella aggressione stravolge le regole, i principi e i valori della vita internazionale”.

Dopo il presidente italiano, ha preso la parola il capo di Stato francese, Emmanuel Macron. “In questo momento si parla solo di ‘vittoria’, di ‘sconfitta’, accettare di essere così fuori dal tempo e parlare di pace è qualcosa di grande. Ed è per questo che sono venuto a Roma”. "Non lasciamo - ha aggiunto - che la pace oggi sia catturata dal potere russo. Oggi la pace non può essere la consacrazione della legge del più forte né il cessate il fuoco che definirebbe uno stato di fatto". Il presidente francese ha quindi ricordato che “gli ucraini e le ucraine si battono per resistere, per difendere la loro libertà, per difendere le loro frontiere, il loro territorio e la loro sovranità nazionale. Però una pace è possibile, è quella che loro decideranno, quando la decideranno e che rispetterà i loro diritti di popolo sovrano”. “Questa guerra - ha poi sottolineato Macron - coinvolge una potenza che possiede un’arma nucleare. Nulla giustifica questa guerra, nulla spiega questa guerra”. “Io ce l’ho messa tutta in questi anni per dialogare con il presidente Putin”. “Questa guerra - ha detto il capo di Stato francese - è frutto di un nazionalismo esacerbato”. Un nazionalismo “alimentato dal potere russo che si è nutrito dell’umiliazione scaturite dalla distruzione dell’impero sovietico”. Se vogliamo essere all’altezza del grido di pace, “bisogna fare in modo che si combatta contro le umiliazioni, contro forme di risentimento”, ha spiegato Macron. Il presidente francese ha rivelato infine che domani regalerà a Papa Francesco il libro del filosofo Immanuel Kant intitolato “Per la pace perpetua”. Ci vuole tanto coraggio, ha concluso Macron, per volere la pace, per recuperarla e per mantenerla. “Costruire la pace significa sempre accettare la visione dell’altro”. "Abbiamo bisogno di vivere sempre alla frontiera della pace".

Il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, ha sottolineato che la tela costruita dalla Comunità di Sant’Egidio permette a tanti di scegliere la pace e il dialogo. “La pace - ha detto il porporato - è un affare troppo importante per essere affidato a pochi e ci riguarda tutti”. "Nessuno qui è disoccupato nell'impegno per la pace. Almeno dovrebbe”. Adesso “si sente parlare troppo di riarmo". "Combattiamo la pandemia della guerra come abbiamo combattuto quella del Covid". L’enciclica "Fratelli tutti", ha spiegato l’arcivescovo di Bologna, è "il nostro esperanto". “Non vi può essere pace nel cuore dell’uomo che cerca pace solo per se stesso”. Il “dialogo è la via della pace”: non confonde aggressore e aggredito ma cerca di interrompere la logica implacabile della guerra. Non si deve cadere nell’inganno: la guerra è sempre un fallimento. E come ha detto Papa Francesco, ha ricordato infine il cardinale Zuppi, è una sconfitta di fronte alle forze del male.

VATICAN NEWS 24 ott 2022 08:04