Dio, pace, speranza, gioia: vocabolario di Leone

“Sono stato scelto senza alcun merito e, con timore e tremore, vengo a voi come un fratello che vuole farsi servo della vostra fede e della vostra gioia, camminando con voi sulla via dell’amore di Dio, che ci vuole tutti uniti in un’unica famiglia”. Così, il 18 maggio, Leone XIV ha inaugurato il suo ministero petrino, offrendo una dichiarazione d’intenti sobria ma decisiva. Una postura: camminare insieme. Il primo mese di pontificato ha reso visibile questa scelta. I testi ufficiali – omelie, discorsi, messaggi, udienze – restituiscono un lessico coerente e profondo:
Dio, vita, Chiesa, amore, mondo, pace, speranza, cammino. Parole ripetute, meditate, mai slogan. È la grammatica di una Chiesa che desidera stare nel mondo senza difendersi da esso, che ascolta, accompagna, condivide. Il Papa ha più volte richiamato il “servizio della gioia” come compito ecclesiale, indicandolo non come emozione fugace, ma come frutto maturo di una fede vissuta in comunione.
Una Chiesa radicata in Dio, aperta alla vita. Al centro del suo linguaggio c’è Dio. I riferimenti a “Dio”, “Gesù” e “Signore” superano le 350 occorrenze. È un richiamo costante alla sorgente della speranza cristiana, ma anche alla concretezza dell’Incarnazione. “Cristo è presente” e “ci accompagna sempre nel nostro cammino”, ha detto Leone XIV, ribadendo che il Vangelo non è una teoria ma una persona. Gesù è presentato come compagno di viaggio, non giudice distante. In questo orizzonte, anche la vita – parola che compare 102 volte – assume una centralità trasversale: vita come dono, come diritto, come vocazione da custodire.
Nei suoi testi si legge una forte attenzione alla dignità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, ma anche alla vita quotidiana, ferita, segnata da precarietà e solitudine. La Chiesa, con 98 occorrenze, è descritta come madre, popolo, casa.
Non una realtà chiusa, ma una comunità che si rinnova continuamente nell’ascolto della Parola e nel servizio al prossimo. “Travalicare i confini per incontrare persone e culture diverse”, ha affermato in una delle sue prime udienze. E ha invitato a ripensare ruoli, linguaggi e relazioni alla luce del Vangelo. L’amore, menzionato 91 volte, è ciò che lega e trasforma: amore di Dio, amore per il prossimo, amore come criterio del giudizio e stile della testimonianza.
Pace e cammino: parole guida di pontificato. La pace, con 68 ricorrenze, è il tema ricorrente di ogni domenica e, ancor prima, la parola scelta dal Papa per iniziare il suo pontificato. Il primo gesto pubblico, l’elezione del 17 maggio, si è concluso con il saluto dalla Loggia delle Benedizioni. “La pace sia con tutti voi!”, ha detto Leone XIV, lasciando che quel saluto del Risorto raggiungesse “le famiglie, tutte le persone, ovunque siano, tutti i popoli, tutta la terra”. La pace, ha spiegato, è “disarmata e disarmante”, nasce da Dio e si costruisce insieme. Nei giorni successivi ha continuato a invocarla con forza per Gaza, Ucraina, Sudan, Haiti, sempre come frutto di giustizia, dialogo, riconciliazione. Non si tratta solo di fermare i conflitti, ma di cambiare la logica del potere e dell’indifferenza.
Il Papa ha chiesto alle comunità cristiane di diventare spazi di pace, capaci di accogliere le fragilità senza giudizio, di tenere aperti i ponti anche quando prevalgono le chiusure.
E ha aggiunto: “La Chiesa non può mai esimersi dal dire la verità sull’uomo e sul mondo, ricorrendo quando necessario anche ad un linguaggio schietto, che può suscitare qualche iniziale incomprensione. La verità però non è mai disgiunta dalla carità, che alla radice ha sempre la preoccupazione per la vita e il bene di ogni uomo e donna”. In questo orizzonte, la speranza, citata 58 volte, è più di un sentimento: è una responsabilità. È la speranza cristiana a rendere possibile un cammino nuovo, in occasione del Giubileo del 2025 che “invita tutti noi a cercare la speranza, ma anche a essere segni di speranza”. Il cammino – 55 occorrenze – è l’immagine che sintetizza tutto. Sinodalità, accompagnamento, presenza: una Chiesa in movimento, mai ferma, capace di mettersi in discussione. Camminare con Dio e con l’umanità, senza paure né nostalgie. Non a caso, il primo mese del pontificato si chiude con la domenica di Pentecoste: non una conclusione, ma un rilancio. La Chiesa è inviata, sospinta dallo Spirito, a uscire, parlare tutte le lingue, generare unità nella diversità. È il tempo della missione, della parola condivisa, della gioia che si fa servizio.
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