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Brescia
di ROMANO GUATTA CALDINI 09 lug 2016 00:00

Fondazione San Benedetto: un confronto per comprendere il referendum costituzionale

Giovedì scorso presso la sede di Borgo Wuhrer il costituzionalista Angelo Rinella ha esposto i temi che caratterizzeranno il referendum d'autunno

“La partecipazione alla vita politica oggi è caratterizzata dall’assenza di realtà formative dove vedersi, riflettere, discutere. Questo fa molta paura” ha commentato il presidente della Fondazione San Benedetto Graziano Tarantini a margine dell’incontro incentrato sulla riforma costituzionale, oggetto del referendum d'autunno. Per colmare questo gap la realtà di Borgo Wuhrer ha affidato ad Angelo Rinella, professore ordinario di Diritto costituzionale italiano e comparato presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Roma Lumsa, il compito di illustrare il tema sul quale saranno chiamati a votare gli italiani nel prossimo ottobre, esprimendosi con un “Sì” o con un “No”.

“Conoscere per deliberare”. E’ il titolo di uno dei più citati articoli di Luigi Einaudi. Gli italiani conoscono il quadro della situazione? Stando all’ultimo sondaggio di Emg realizzato per il TgLa7 le percentuali danno il “Sì” al 27,4%, il “No” al 29,9%, mentre gli indecisi si attestano al 42,7%. Sul tema dell’astensionismo “ognuno si muove sul terreno della propria responsabilità, del proprio coinvolgimento. Fiducia o sfiducia nei confronti della politica, penso che non possano essere degli alibi, dobbiamo dare movimento alle nostre idee, dare loro vita anche in un contesto nel quale tutto sembrerebbe essere contro la vitalità del ruolo dei cittadini”. D’altro canto “c’è poco da fare, non si può andare a votare semplicemente orientandosi per simpatie, per sentito dire. Questo è un referendum che richiede una responsabilità civica di tutti i cittadini chiamati a dare il massimo delle proprie responsabilità per conoscere il tema di cui si va a discutere. Non c’è alternativa” ha sottolineato Rinella nel corso della Lectio Magistralis in cui ha esposto i tre temi fondamentali del referendum: il superamento del bicameralismo; la revisione del riparto delle competenze fra Stato e Regioni; l'eliminazione dal testo della Costituzione del riferimento alle Province.

Circa il superamento del bicameralismo “nulla ci dice oggi che un bicameralismo non paritario - e quindi un’assegnazione alla Camera dei deputati, una funzione legislativa forte, e al Senato una posizione debole - determinerà una maggiore ipertrofia legislativa”. Un senato federale senza federalismo: in che cosa manca questo federalismo incompiuto? “Manca il legame fra Senato e Regioni, è un legame debole, variabile, che verosimilmente risponderà alle logiche dei partiti. Coloro che siederanno in Senato non sentiranno la voce della propria Regione, ma la voce del partito di appartenenza”. E’ la convinzione del costituzionalista che non ha mancato di pronunciarsi in merito alle sorti dell’Italicum: “Una volta entrata in vigore la Costituzione la legge elettorale potrà essere sottoposta al vaglio della Corte costituzionale, prima di una sua applicazione”. Sul capitolo Province: “L’idea che si depennasse il riferimento nominale alle Province dovrebbe essere l’elemento preliminare che condurrà alla loro eliminazione. Togliere il loro nome, però, non determina la loro scomparsa immediata, ma la possibilità che attraverso un procedimento di legislazione ordinaria si giunga alla loro eliminazione attraverso un percorso che può durare un anno come dieci, intanto qualcuno dovrà pure occuparsene”.

In conclusione: “Sì” o “No”? “In base alla nostra sensibilità, in base a ciò che condividiamo o meno, dovremo necessariamente bilanciare. La legge di revisione costituzionale non è il risultato che scaturisce da uno studio realizzato in un laboratorio, è, al contrario, il risultato di un combinato di sollecitazioni di natura politica che trovano un punto di incontro. La riforma perfetta non esiste...”.
ROMANO GUATTA CALDINI 09 lug 2016 00:00